di Ilenia Musolino
ROMA (ITALPRESS) – Da Helsinki a Palermo percorrendo un’unica, lunga via che passa per Svezia, Danimarca, Germania e Italia. È il corridoio europeo Scandinavo-Mediterraneo, uno dei percorsi individuati dall’Ue nell’ambito delle reti trans-europee di trasporto (TEN-T). Sul tracciato del corridoio, considerato un “cruciale asse nord-sud per l’economia” del continente, c’è anche lo Stretto di Messina, a dimostrazione, laddove ve ne fosse bisogno, dell’importanza strategica dell’area e del suo valore socio-economico. Ed è proprio questo uno dei motivi per cui l’attraversamento stabile dello Stretto è tornato a dominare il dibattito pubblico degli ultimi giorni.
Il Ponte sullo Stretto, con una campata sospesa di 3.300 metri e una lunghezza complessiva di 3.660 metri, se realizzato, sarebbe il ponte sospeso più lungo al mondo. Il progetto, presentato dal consorzio Eurolink e approvato nel 2011, esiste già, anche se è stato bloccato dalla messa in liquidazione della società concessionaria Stretto di Messina spa.
Oggi, di fronte alle nuove opportunità offerte dalle risorse del Next Generation Eu, si torna a parlare della possibilità di realizzare l’opera, dei costi e dei benefici, soprattutto per il rilancio del Mezzogiorno e di tutto Paese.
Per la sola costruzione del ponte si prevede un costo di 4,5 miliardi circa, che sale a 7,1 miliardi se si considerano anche le opere accessorie.
Solo con le entrate erariali legate al periodo di costruzione dell’opera, nelle casse dello Stato arriverebbero 8 miliardi di euro, di cui 7,1 miliardi da contributi e imposte. Nei primi 30 anni di gestione, inoltre, le maggiori entrate per lo Stato raggiungerebbero i 107 miliardi di euro. Il nuovo collegamento, con una larghezza di 61 metri e due torri alte 399 metri, servirebbe un flusso di 6 milioni di veicoli l’anno e di 60.000 treni. E in aggiunta ci sarebbe l’impatto positivo per l’occupazione e per lo sviluppo dei territori coinvolti.
C’è chi propone di finanziare solo parte del progetto con le risorse del Recovery e completare l’opera con i fondi strutturali, sfruttando il fondo di sviluppo e coesione o altre opportunità offerte dall’Europa come i finanziamenti destinati alle reti TEN-T.
Secondo quanto comunicato dal governo, i lavori della commissione ministeriale istituita per individuare il mezzo migliore con cui collegare Sicilia e Calabria dovrebbero essere completati a breve. Nel frattempo, anche alla luce delle peculiarità dello Stretto e delle perplessità tecniche, l’ipotesi del tunnel sottomarino appare sempre più lontana e improbabile.
Quel che resta certo è che siciliani e calabresi non possono più attendere: il potenziamento di trasporti e infrastrutture per collegare efficacemente le due regioni al resto d’Italia e d’Europa non è più rinviabile. Soprattutto in un paese in cui, come ha evidenziato in aula la deputata di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, “gli 800 chilometri da Salerno a Milano in treno si percorrono in 5 ore, mentre gli stessi 800 chilometri, da Roma a Siracusa, si percorrono in 12 ore”.
Il ministro per le infrastrutture Enrico Giovannini evidenzia che sull’attraversamento dello Stretto “è necessario un dibattito pubblico importante” che prenderà le mosse dalla relazione della Commissione di valutazione. “Nella bozza del Recovery si e’ detto che bisogna investire per il miglioramento dell’attraversamento e nel Recovery plan ci sono risorse ingenti per questo”, ha evidenziato Giovannini.
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