“Da Siciliano, prima che da rappresentante delle istituzioni, provo solo indignazione per le dichiarazioni rilasciate dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti Enrico Giovannini. Di fatto con le sue parole ha buttato giù la maschera, facendo capire chiaramente che il Governo non ha nessuna intenzione di realizzare il ponte sullo Stretto. Del resto la grande coalizione a trazione industriale non poteva che rimanere fedele e servile nei confronti delle grandi lobby, quelle degli armatori, quelle delle ferrovie, quelle dei grandi porti e dei corridoi commerciali del nord che si oppongono strenuamente allo sviluppo del mezzogiorno”.
Ad affermarlo è il deputato regionale del Movimento Nuova Autonomia Giuseppe Compagnone, che lancia un appello a politici ed amministratori locali “invito tutti gli uomini e le donne che in Sicilia sono impegnati in politica a rivedere le immagini di quanto è successo e continua a succedere negli ultimi giorni nello stretto: auto, tir, furgoni, camper, bus fermi per ore sotto il sole per imbarcarsi e raggiungere la Sicilia in condizioni disumane. E’ ora di dirlo chiaramente, la Sicilia non uscirà mai da questa situazione di sottosviluppo fino quando non avrà un partito autonomista, sicilianista, forte ed autorevole. Capace di battere i pugni sulle scrivanie romane sotto la minaccia di una secessione. La storia ce lo insegna – ricorda Compagnone – se oggi abbiamo un nostro Statuto è perché 73 anni fa la nostra classe politica ha saputo mettere con le spalle al muro chi ci considerava alla stregua di una colonia.”
“Oggi è tempo di far rivivere quel sentimento di amore e di rivalsa per la nostra terra – prosegue Compagnone. – A chi ancora pensa che siano necessari gli ennesimi studi di fattibilità per realizzare un’opera già perfettamente cantierabile vorrei dire di farsi un giretto nello stretto, dentro uno camion carico di pomodorini, giusto per far capire la sofferenza che queste scelte criminali producono sulla pelle dei siciliani. Giù la maschera – conclude Compagnone – ormai lo sanno anche i bambini, l’idea di un ennesimo studio di fattibilità per il Ponte di Messina serve solo a due cose: prendere tempo e versare qualche altra decina di milioni di euro nelle tasche di qualche influente amico. Ma stiano attenti a Roma, un’altra storia, quella dei vespri, insegna che c’è un tempo per sopportare ed uno per reagire”.
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