Il 5 gennaio di trentasette anni fa, a Catania, cadeva vittima di un omicidio il giornalista e scrittore Giuseppe, detto Pippo, Fava.
La tragedia si è consumata mentre Fava si stava recando dalla nipote al Teatro Stabile di Catania. L’omicidio è stato ordito dal capomafia Benedetto Santapaola e il nipote Aldo Ercolano, condannati poi all’ergastolo.
Direttore del “Giornale del Sud” e fondatore del mensile “I Siciliani”, Fava è stato un esempio di intellettuale capace di ribellarsi ai mali non solo della società, ma anche le istituzioni, e, ancora oggi, è per molti il simbolo della giustizia siciliana grazie anche al coraggio di aver denunciato la piaga mafiosa nel catanese.
Proprio in occasione del trentasettesimo anniversario della sua morte, il sindaco Leoluca Orlando lo ha ricordato dichiarando: “Ancora una volta, doverosamente ricordiamo Pippo Fava che, negli anni bui della politica e dell’informazione in Sicilia, è stato protagonista di professionismo, indipendenza ed umanità con coraggio e lucida capacità di analisi che hanno lasciato il segno non soltanto nella nostra regione. Ancora oggi la sua storia e il suo lavoro sono da esempio per tanti professionisti dell’informazione e per tutti coloro che combattono ogni forma di illegalità”.
Anche il magistrato Sebastiano Ardita sulla sua pagina ufficiale Facebook ha ricordato Fava con una breve riflessione: “Il 5 gennaio del 1984 con cinque proiettili sparati alla nuca gli uomini di cosa nostra misero fine alla esistenza di Giuseppe Fava. All’omicidio di un uomo che rappresentava uno dei pochi ostacoli alla diffusione del potere mafioso in città e in tutti i gangli delle istituzioni, seguì un’indagine con tentativi di depistaggio e complicità istituzionali”.
I sacrifici e le iniziative di Fava sono ricordate anche dal Gruppo cronisti siciliani dell’Unione nazionale cronisti italiani che, nel gennaio del 2005, hanno deciso di dedicargli un albero nel Giardino della memoria sito in via Ciaculli, a Palermo: “Il ricordo di Giuseppe Fava, intellettuale a tutto tondo con la passione per la verità, è sempre vivo nei cuori di coloro che lo hanno apprezzato come uomo, come giornalista e come scrittore. Il suo modello professionale privo di compromessi resta un faro per le giovani generazioni di cronisti”.
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