Per una casuale fatalità due eventi straordinari: uno di dimensioni mondiali e l’altro più contenuto di dimensioni nazionali, si sono realizzati nella stessa data, 6 agosto, ma con una abissale differenza in termini di anni: esattamente 69. Il primo è stato il lancio della bomba atomica su Hiroshima; il secondo, non drammatico, ma preoccupante, si è verificato nel nostro paese con la diffusione del dato Istat, attinente al Pil, che nel secondo trimestre si è attestato a meno 0,2 %. L’accostamento di due eventi, azzardato e temerario, per il dovuto rispetto alle vittime di Hiroshima, va perimetrato entro limiti metaforici perché in ambedue i casi si tratta di … bombe. Infatti, il dato Istat è stato deflagrante come bomba ad alto potenziale per i suoi effetti devastanti che hanno riportato il paese in recessione. A questo è seguito: piazza affari in continuo affanno; spread in vertiginosa ascesa.
Queste le immediate conseguenze che sono premonitorie di altre future, di portata più grave, che fanno ipotizzare un “autunno nero” perché il Governo, per tenere i conti a posto, potrà essere indotto a fare una manovra aggiuntiva di una trentina di miliardi. Ed allora: per fronteggiare l’ennesima emergenza che minaccia il paese di “default”, la fonte di approvvigionamento per le necessarie risorse finanziarie non può che essere sempre la stessa: l’aumento delle tasse e la lievitazione dei prezzi dei beni di largo consumo. Questa eventualità, che non sembra scongiurabile, pende come “spada di Damocle” sulla testa dei contribuenti già duramente provati. Nella logica di questo disastroso contesto, ad aggravare la situazione, è intervenuta l’agenzia di rating Moody’s con la conferma dello stato di recessione del nostro paese.
Sulla complessa situazione del paese che vede: la stagnazione della produzione; il debito pubblico arrivato a quota 2.168 miliardi; l’aumento della disoccupazione; dieci grandi città entrate in deflazione; l’inflazione quasi a zero per contrazione dei consumi: si sono scatenati con le loro dichiarazioni i soliti opinionisti che dicono tutto e il contrario di tutto per vanità culturale più che per convinzione. Alle inutili liturgie che hanno fatto da contro altare gli interventi di due autorevoli personaggi: il Presidente Napolitano e il più alto responsabile della BCE Mario Draghi. Essi, legittimati dal loro ruolo, hanno sollecitato la classe politica a cantierare subito, senza ulteriori remore, le necessarie riforme strutturali e istituzionali che sono indispensabili per il rilancio dell’economia, della crescita e dello sviluppo.
Non si vuole essere profeti di sventure, né catastrofisti, ma la non ricezione di questi suggerimenti potrà avere un solo epilogo. Il disastro totale .
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