Il settimanale L’Espresso ha pubblicato in esclusiva la consulenza tecnica alla base dell’indagine per disastro ambientale nel più grande polo Petrolchimico del Paese e tra i più grandi d’Europa: quello di Siracusa.
La Procura aretusea ha contestato a una ventina di dirigenti della società la mancata depurazione di fanghi e prodotti industriali, di fato eliminati quindi in aria e nel mare con annesso inquinamento.
I consulenti nella perizia hanno rilevato che: “Le vasche maggiori di trattamenti dell’impianto di depurazione Ias mancando di idonei sistemi di mitigazione e contenimento, ogni anno emettono in aria ambiente complessivamente 77,4 tonnellate di composti organici volatili, costituite da 13,6 tonnellate di benzene, 9,8 tonnellate da toluene, 11,3 tonnellate di xiliene e 42,8 tonnellate da residui composti, nonché da 7,4 tonnellate di idrogeno solforato.
Tali quantità, sommate a quelle emesse dagli insediamenti produttrici, contribuiscono a determinare un deterioramento della qualità dell’aria.
La continua immissione in aria di idrocarburi, non mitigata e/o limitata da idonei impianti di abbattimento in dotazione all’Ias, determina nelle zone limitrofe all’impianto la compromissione della salubrità dell’aria ambiente che è la primaria condizione di garanzia per una buona qualità della vita degli abitanti dei centri di Priolo Gargallo, Melilli e Siracusa. Naturalmente la diffusione di tali composti in determinate situazione meteorologiche può estendersi ad altri comuni”.
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