Il peschereccio rientrerà a Mazara del Vallo, non prima di domani sera». Lo dice all’Ansa Vito Mazzarino, armatore dell’Airone, sequestrato da irregolari libici armati e ora sotto scorta della Marina militare, che ne ha preso il controllo.
«Il peschereccio – aggiunge l’armatore – sta navigando verso le acque italiane. Parlare col capitano è impossibile perché i militari vogliono i canali radio liberi». Prima che s’interrompessero le comunicazioni, il capitano ha detto che i libici prima di abbandonare il peschereccio hanno sottratto i documenti della barca. «L’unica cosa che mi interessa è che l’equipaggio è salvo, ringrazio sempre la Marina militare e padre Pio», conclude l’armatore.
Secondo notizie apprese via radio, un libico sarebbe salito a bordo del motopesca per una perquisizione ma, avuta notizia radio del sequestro da una nave militare italiana presente in zona, è partito un gommone con un gruppo di incursori armati che ha abbordato il peschereccio, catturando il militare libico.
Durante le fasi dell’abbordaggio un marittimo tunisino è rimasto leggermente ferito per un colpo di fucile partito incidentalmente.
L’imbarcazione di Mazara del Vallo era partita dalla Sicilia con a bordo 7 marinai, di cui 3 siciliani e 4 tunisini. Il peschereccio è stato sequestrato intorno alle 3.30 di notte, in acque libiche, a circa 90 chilometri a nord-ovest di Misurata, da un rimorchiatore («presumibilmente appartenente a forze di sicurezza libiche», ha detto lo Stato maggiore della Difesa) con a bordo uomini armati. Il peschereccio è della Maran snc. Il comandante è Alberto Figuccia.
«Il mio peschereccio si trovava in quella zona di mare assieme ad altre barche, una decina circa. A un certo punto è apparso un rimorchiatore, s’è affiancato al peschereccio e alcuni libici sono saliti a bordo, erano armati.
L’imprenditore racconta di aver parlato col capitano dell’Airone solo per pochi minuti. «Mi ha riferito quanto accaduto, era sconvolto. So che l’equipaggio sta bene, poi si è interrotto il contatto». «Non sappiamo ancora se quei libici fossero militari o gruppi organizzati armati – dice l’armatore – Il fatto che si trovassero su un rimorchiatore non ha insospettito l’equipaggio e invece poi è scattato il sequestro.
L’armatore fa già la conta dei danni. «È ovvio che dopo quanto accaduto, il peschereccio rientrerà a Mazara del Vallo – afferma – Il danno economico è notevole, mettere la barca in mare costa circa 50 mila euro e non so quali siano i danni all’ attrezzatura, tra reti e cavi in acciaio, che vale altri 40 mila euro».
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