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Per le malattie croniche intestinali chirurgia sempre meno invasiva

BOLOGNA (ITALPRESS) – Un fondo nazionale per le malattie infiammatorie croniche all’interno della legge di bilancio che stanzia 5 milioni di euro per tre anni fino al 2024, come annunciato dalla senatrice Alessandra Gallone, e numeri “di assoluta eccellenza” della sanità bolognese, come ha rimarcato l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini. Sono alcuni dei dati emersi dal convegno “La pouch ileo-anale 40 anni dopo”, che Amici Onlus ha organizzato a Bologna col patrocinio di Ig-IBD e Fais Onlus.


Secondo i dati di Amici Onlus, i pazienti che soffrono di MICI – Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa, sono oltre 250.000 in Italia e 5 milioni in tutto il mondo. L’intervento di proctocolectomia con ileo-ano-anastomosi con pouch ileale (IPAA) è la procedura chirurgica scelta per la maggior parte dei pazienti con rettocolite ulcerosa (RCU) che necessitano di una colectomia, ovvero la rimozione del colon.
A quarant’anni di distanza dall’introduzione di questa metodica chirurgica che ha cambiato la vita di numerosi pazienti, la giornata è stata l’occasione per fare il punto sulle innovazioni chirurgiche, sulle nuove tecniche videolaparoscopiche, sulla chirurgia del paziente pediatrico, sulla gestione postoperatoria e su alcune conseguenze come la pouchite, una sorta di nuova malattia infiammatoria a carico della Pouch, “frequente ma non frequentissima”, come precisa Fernando Rizzello dell’Università di Bologna – Irccs Policlinico di Sant’Orsola.

“Oggi siamo in una fase storica molto complessa – spiega Giuseppe Coppolino, presidente di Amici Onlus – e, per alcuni aspetti, drammatica, nella quale, indubbiamente, ci si domanda come l’informazione al paziente o verso il paziente debba essere veicolata per avere un impatto positivo in ambito sanitario e come si possa dare valore al lavoro dei professionisti che ci curano e alle Istituzioni. Crediamo nella scienza, nella ricerca e nella chirurgia che hanno fatto straordinari progressi, in particolare in questo ambito. E quindi, per creare un momento di confronto tra il mondo scientifico e istituzionale e la comunità dei pazienti affetti da MICI – conclude Coppolino – su queste tematiche abbiamo organizzato il primo evento di presenza dopo la pandemia, con uno straordinario programma messo a punto da chi in Italia effettua più interventi di questo tipo”.
Per il rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, “la scuola chirurgica bolognese ha dato e continua a dare un contributo scientifico di assoluto rilievo”, mentre per il sindaco Matteo Lepore “Bologna deve avere l’ambizione di essere la città che si prende cura delle persone” e grazie alla relazione con l’Università “la città del sapere deve avere un ruolo importante”.


Tanti gli spunti, le riflessioni e le domande che pazienti e studiosi hanno rivolto agli specialisti, tra i quali André D’Hoore di UZ Leuven in videocollegamento, Paolo Lionetti della Azienda Ospedaliero Universitaria “Meyer” di Firenze, Girolamo Mattioli dell’Istituto Gaslini – Università degli Studi di Genova, Fernando Rizzello e Paolo Gionchetti dell’Università di Bologna – Irccs Policlinico di Sant’Orsola, confrontandosi su una tecnica “rivoluzionaria che unendo molte idee ha portato al cambio di vita di molti pazienti condannati alla stomia definitiva”, come spiega il professor Gilberto Poggioli dell’Università di Bologna, che, “dopo un viaggio a Boston nel 1984”, ricorda a margine del convegno, ha portato questa tecnica operatoria in Italia e a Bologna, in particolare, dove è nato un team multidisciplinare. Nel centro del Policlinico Sant’Orsola di Bologna sono stati effettuati circa 1500 interventi di Ileo-ano anastomosi in questi quarant’anni, collocandosi tra i primi cinque centri al mondo per numero di procedure condotte. L’Irccs Policlinico di Sant’Orsola è stato riconosciuto dalla Regione Emilia-Romagna qualche tempo fa come “centro regionale, il primo in Italia, medico e chirurgico insieme, una vera innovazione e un valore aggiunto”, come ricorda l’assessore Donini in un videomessaggio inviato in occasione del convegno.


Nel 2019, sottolinea ancora Donini, su “134 interventi 81 sono stati erogati dal Sant’Orsola, nel 2020 sono stati 71 su 113 e quest’anno 44 su 69”.
“Oggi l’Irccs Policlinico di Sant’Orsola è il primo Centro in Italia per gli interventi di ileostomia e il secondo centro europeo. Multidisciplinarietà, centralità del paziente dal primo accesso al follow up, gestione dei casi complessi, ricerca e collaborazione – commenta Chiara Gibertoni, direttrice generale dell’Ircss Policlinico di Sant’Orsola – con le associazioni degli assistiti sono i punti di forza di un Centro in cui sono presenti tutte le specialità mediche e chirurgiche necessarie alla cura delle Mici, una particolarità davvero unica che richiama per questo pazienti da tutto il Paese. Un’eccellenza che non nasce per caso, ma che è stata cresciuta a coltivata nel tempo. La storia di questo Centro, infatti, proviene dall’impegno dei professori Gaetano Placitelli, erano gli anni Sessanta, quindi Giuseppe Labò, Massimo Campieri, fino ai giorni nostri con il professore Gilberto Poggioli”.
Questo intervento ha permesso a molti bambini, giovani e adulti di vivere una vita pressoché normale e si è nel frattempo evoluto da un punto di vista tecnico: ad esempio l’avvento della modalità in laparoscopia ha permesso una chirurgia quasi senza cicatrici.


“Mi è stato consentito di andare avanti in questi anni, di coltivare anche la mia passione di andare in moto”, racconta un paziente che soffriva di una severa forma di colite ulcerosa e operato nel 1988.
Secondo alcuni studi, riferiti da Maurizio Coscia dell’Università di Bologna – Irccs Policlinico di Sant’Orsola, la qualità di vita nei pazienti sottoposti a pouch migliora già dopo 12 mesi dall’intervento.

Redazione

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