Per la gara sui pannoloni a giudizio Cirignotta

PALERMO – Salvatore Cirignotta, ex magistrato e poi manager della Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo andrà a processo l’8 aprile davanti al tribunale di Palermo. Secondo l’accusa, Cirignotta avrebbe pilotato l’asta per la fornitura di pannoloni, blindando il suo progetto fin dalle fasi iniziali con la scelta di amici e conoscenti come componenti della commissione che avrebbe dovuto aggiudicare l’appalto milionario.
Un piano che si sarebbe scontrato, però, con due funzionari integerrimi che si sono rifiutati di far vincere la gara all’azienda scelta dal loro superiore.Con Cirignotta era stato indagato l’imprenditore Carlo Carollo, procuratore della ditta Fater per la Sicilia e la Campania, la società che si sarebbe dovuta aggiudicare l’appalto quinquennale di fornitura. Ma per lui erano stati gli stessi pm a chiedere l’archiviazione e la sua posizione venne stralciata.
Cirignotta era tanto sicuro di raggiungere il suo scopo da offrire a due componenti della commissione una bozza con il punteggio da assegnare alle aziende partecipanti alla gara; e da minacciare apertamente e senza alcuna cautela entrambi, arrivando a danneggiarli demansionandoli dopo essersi accorto che le sue pressioni non erano andate a buon fine.
A ricostruire la vicenda è stato Fabio Damiani, avvocato, provveditore dell’Asp nominato presidente della commissione di gara dallo stesso Cirignotta. Il legale il 31 gennaio 2014 si è presentato al presidente della Regione Rosario Crocetta, denunciando di avere subito pressioni dal manager, affinché la commissione aggiudicatrice da lui presieduta, che aveva appena concluso la fase di valutazione dei requisiti tecnici dei concorrenti, tra cui la Fater spa, classificatasi seconda, rivedesse le sue valutazioni tecniche.
La sera stessa poi Damiani sarebbe stato aggredito da un uomo misterioso che gli sottrasse una borsa con dei documenti e l’iphone sul quale era stata registrata la conversazione con Cirignotta. Il giorno successivo Crocetta e l’assessore alla Sanità Lucia Borsellino andarono in Procura a denunciare tutto ai magistrati.