Pentito ammette: ho inventato tutto sull’attentato all’Addaura

Aveva confessato di avere partecipato al fallito attentato dell’Addaura contro il giudice Giovanni Falcone e due magistrati svizzeri: in quel periodo della primavera estate 1989 però Angelo Fontana era in America. Una volta scoperto – tanti, forse troppi anni dopo quella “confessione” – il pentito della borgata palermitana dell’Acquasanta ha preferito tornare a confessare, stavolta la verità, e ammettere di avere inventato tutto. La sconcertante scoperta è stata fatta dai pm di Caltanissetta, che hanno ricevuto dai loro colleghi di Palermo un’informativa depositata in un processo in cui è imputato un cugino di Fontana, Angelo Galatolo. E’ stato lui, attraverso l’avvocato Giuseppe Di Peri, a depositare la nuova prova, un documento delle autorità statunitensi da cui emerge che nel giugno dell’89 Fontana, dopo essere stato scarcerato, doveva firmare ogni giorno un registro in un distretto di polizia di New York.

Dopo che le carte sono state trasmesse da Palermo a Caltanissetta per competenza territoriale, il collaboratore di giustizia, non a caso detto “l’americano”, per la sua lunga permanenza negli States, è stato nuovamente interrogato dal pubblico ministero nisseno Gabriele Paci e, messo alle strette, ha preferito riconoscere di avere sbagliato. La Procura, diretta da Sergio Lari, ha così aperto un fascicolo per calunnia e autocalunnia: il sospetto è che Fontana sia stato ispirato da qualcuno o che abbia finto di avere partecipato, dopo aver appreso i particolari da qualcuno di coloro che avevano preso parte al tentativo di uccidere Falcone. Il 21 giugno di 25 anni fa furono lasciati sul lungomare dell’Addaura, davanti a una villa presa in affitto, sulla scogliera furono lasciati 58 candelotti di dinamite, che assieme a Falcone dovevano servire per eliminare anche i magistrati svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann, che con il giudice poi assassinato a Capaci, indagavano sul denaro riciclato da Cosa Nostra nella Confederazione Elvetica. La “verità” di Fontana ha retto per circa otto anni, sin dal 2006. Nessun commento dai magistrati di Caltanissetta: il procuratore Lari si limita a dire che verrà fatto ogni sforzo per arrivare a fare chiarezza.