Pensione, se sei nato quest’anno intaschi il 30% in più: è l’unica misura che ti fa prendere tanto | Controlla di essere tra i fortunati

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Pensione – fonte pexels – sicilianews24.it

Bisogna fare massima attenzione a quando andare in pensione. Dall’errore non si torna indietro.

Scegliere il momento giusto per andare in pensione è complesso. Le numerose sfaccettature e le particolarità di ogni misura rendono facile commettere errori, anche inconsapevolmente. Il problema principale è che, nel caso delle pensioni, gli sbagli sono spesso irreversibili: una volta fatta una scelta errata, non è possibile tornare indietro, con conseguenze significative per il lavoratore.

Tuttavia, non tutti gli errori sono uguali. Ad esempio, dimenticare di richiedere somme aggiuntive sul trattamento pensionistico può essere risolto in un secondo momento, ottenendo arretrati fino a cinque anni. Tuttavia, le somme perdute oltre questo periodo rimangono irrecuperabili. Quando, invece, la scelta della misura pensionistica è sbagliata, le conseguenze possono essere molto più gravi e definitive.

Un esempio tipico è quello tra Quota 103 e Quota 41 per i precoci, due misure che condividono i 41 anni di contributi come requisito. La Quota 41 per i precoci si applica a specifiche categorie (invalidi, caregiver, disoccupati e addetti a lavori gravosi) e non ha limiti di età, mentre richiede condizioni come almeno 35 anni di contributi effettivi e 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni. Per chi rientra in entrambe le misure, valutare attentamente è fondamentale per evitare decisioni penalizzanti.

La Quota 103, al contrario, è accessibile a tutti i lavoratori, ma con vincoli anagrafici: oltre ai 41 anni di contributi, sono richiesti almeno 62 anni di età. Tuttavia, questa misura presenta svantaggi significativi, come il calcolo interamente contributivo della pensione e un tetto massimo di 4 volte il trattamento minimo. Inoltre, non è possibile svolgere attività lavorativa, a meno che non si tratti di lavoro autonomo occasionale con un reddito inferiore a 5.000 euro annui. Questi limiti rendono la Quota 103 particolarmente penalizzante.

Gli errori più comuni

Chi può accedere sia a Quota 41 per i precoci che a Quota 103 dovrebbe preferire la prima, priva di vincoli sul calcolo dell’assegno e sul reddito massimo. La differenza tra le due misure può significare una perdita irreversibile, poiché ogni anno trascorso con una pensione ridotta rappresenta un taglio definitivo non recuperabile.

Un altro errore comune è ignorare i diritti maturati con misure pensionistiche precedenti. Ad esempio, chi aveva raggiunto i requisiti per la Quota 100 entro il 31 dicembre 2021, pur avendo continuato a lavorare fino al 2024, conserva il diritto di accesso a quella misura, che è più favorevole rispetto alla Quota 103.

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Euro – fonte pexels – sicilianews24.it

I dettagli sulla Quota 100

La Quota 100, infatti, non prevede il limite delle quattro volte il trattamento minimo né il calcolo interamente contributivo.

Il calcolo retributivo per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 1995 è un elemento da considerare. Mentre la Quota 103 prevede il calcolo contributivo, con tagli che possono superare il 30%, il diritto maturato alla Quota 100 garantisce condizioni più vantaggiose, evitando penalizzazioni significative sull’importo finale dell’assegno pensionistico.