Ormai nemmeno il fattore campo riesce ad arginare la crisi del Catania che, con le due sconfitte consecutive a Pescara e poi al Massimino con il Frosinone, ha disperso il patrimonio di ottimismo accumulato con le due belle vittorie che avevano fatto seguito ad un mercato di gennaio particolarmente attivo.
Eppure la partita si era messa bene per gli uomini di Marcolin che nel primo tempo avevano preso l’iniziativa e, pur senza brillare particolarmente, erano riusciti a passare in vantaggio proprio allo scadere della prima frazione di gioco, quando Lucas Castro, su assist di Mazzotta era riuscito a mettere il pallone sotto la traversa dove non è arrivato il portiere ciociaro Zappino.
Di solito un gol nel finale del tempo è una mazzata psicologica per la squadra che lo subisce: ma il Catania di quest’anno sembra ribaltare (in negativo) tutti i luoghi comuni del calcio. Una squadra costruita per dominare il campionato, si ritrova a quota 28 ultimo posto in classifica e si deve aggrappare al recupero della partita di Modena per sperare in qualcosa di meglio.
Il secondo tempo è stato un calvario per Pulvirenti, piazzato come di consueto a bordo campo con il volto sempre più rabbuiato: all’11° c’è stato il pareggio di Dionisi che, in piena area, da posizione favorevole, ha piazzato il pallone all’angolino destro di Gillet.
Il gol si è rivelato una mazzata per i rosso azzurri incapaci di reagire: l’ammonizione di Sciaudone e l’infortunio di Martinho, sostituito da Escalante, hanno ulteriormente complicato la situazione, spianando la strada al raddoppio del Frosinone con un tiro da fuori area di Ciofani.
Da quel momento è calata la notte al Massimino e, fra le contestazioni dei tifosi, Marcolin e i suoi uomini sono usciti a testa bassa, consapevoli che ormai, l’unico traguardo credibile rimane la permanenza in serie B.
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