ROMA (ITALPRESS) – Perchè in Italia non decolla il partenariato pubblico-privato. Un libro di Enrico Campagnano per Cedam spiega le difficoltà: tempi, bancabilità e indirizzi politici volubili.
Nell’ultimo decennio, l’Italia si è collocata al sesto posto nella classifica stilata dall’European PPP Expertise Centre, che considera esclusivamente gli interventi superiori a 10 milioni di euro, con 39 contratti di Partenariato pubblico-privato chiusi e quasi 15 miliardi di euro di valore complessivo. Il mercato del PPP italiano, rispetto all’intero mercato delle opere pubbliche, è passato da una percentuale inferiore all’1%, con 332 iniziative nel 2002, a una percentuale del 17% nel 2018 con quasi 4 mila iniziative. In Europa va meglio, anche se la Corte dei Conti dell’Ue ha rilevato numerose criticità e inefficienze del sistema, osservando che soltanto pochi Stati membri dispongono di quadri normativi adeguati e sufficiente capacità amministrativa per attuare con successo i PPP. E’ quanto spiega un libro dell’avvocato Enrico Campagnano, appena arrivato in libreria per le edizioni Cedam.
Più in generale, secondo Campagnano, è necessaria una rivoluzione nell’approccio, anche giuridico, alle tematiche che emergono nella società e nell’economia, “senza preclusioni ideologiche e senza lasciare intaccare la fiducia che deve innervare i rapporti tra pubblico e privato nella gestione di servizi di interesse pubblico, ben sapendo che i servizi e le infrastrutture del futuro non potranno prescindere dall’integrazione tra risorse pubbliche e risorse private”.
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