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di redazione
Vent’anni fa da una finestra di un palazzone di Roma, una giovane di appena 17 anni decideva di togliersi la vita lanciandosi nel vuoto. Non era una ragazza qualsiasi, era Rita Atria, testimone di giustizia, nata e cresciuta in una famiglia mafiosa che decise di rinnegare. Rita era la ‘picciridda’ Paolo Borsellino, il giudice che raccolse le sue testimonianze, ma quando lui fu assassinato il 19 luglio del 1992, lei il 26 luglio dello stesso anno forse per la paura di essere rimasta sola si suicidò. Nel pomeriggio a Partanna, paese di origine di Rita Atria, l’associazione Libera scoprirà una lapide identica a quella posta 20 anni fa e poi distrutta dai familiari della giovane e per anni rimasta senza nome. Mentre questa mattina l’associazione che porta il suo nome ha organizzato al cimitero comunale un Momento di ‘Memoria Viva’.
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