BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Con la concorrenza fiscale feroce tra paesi – all’interno e all’esterno dell’UE – in continua evoluzione, per il Parlamento Europeo “l’UE ha bisogno di rivedere e aumentare il suo impegno nella lotta contro le pratiche fiscali che privano gli Stati membri di entrate sostanziali, che portano ad una concorrenza sleale e minano la fiducia dei cittadini”.
In una risoluzione il Parlamento afferma che, “sebbene la concorrenza fiscale tra i paesi non costituisca di per sé un problema, sia necessario stabilire principi comuni che gli Stati devono rispettare nell’attuare le proprie politiche e i propri regimi fiscali per attirare imprese e profitti. I deputati notano infatti che la politica e la legislazione non hanno tenuto il passo con gli schemi fiscali innovativi degli ultimi 20 anni”.
La risoluzione è stata adottata con 506 voti favorevoli, 81 contrari e 99 astensioni.
Nel testo della risoluzione, i deputati propongono numerose misure per migliorare rapidamente la politica delle pratiche fiscali dannose, in particolare chiedono: l’adozione di una definizione di “livello minimo di sostanza economica”, ovvero una soglia di attività economica all’interno di un paese al di sotto della quale una società non può essere considerata realmente stabilita in quel dato paese; alla Commissione di elaborare orientamenti su come progettare incentivi fiscali equi e trasparenti che presentino minori rischi di distorsione del mercato unico; alla Commissione di valutare l’efficacia dei regimi fiscali speciali sugli utili riconducibili ai brevetti (patent boxes) e ad altri regimi di proprietà intellettuale; che le raccomandazioni specifiche per paese emesse ogni anno dalla Commissione siano dirette anche a ridurre la pianificazione fiscale aggressiva.
Gli eurodeputati chiedono una riforma completa del Codice di condotta sulla tassazione delle imprese (CoC – Code of Conduct), uno strumento utilizzato per affrontare la concorrenza fiscale dannosa. In particolare, i criteri, la governance e il campo di applicazione di tale codice dovrebbero essere rivisti.
Con attenzione ai regimi fiscali preferenziali, gli attuali criteri del Codice di condotta per giudicare una pratica fiscale come dannosa sono ritenuti in parte obsoleti, in quanto tali regimi preferenziali sono stati sostituiti da altri sistemi. Tale riforma dovrebbe essere ampia e includere il criterio di aliquota d’imposta effettiva, in linea con la futura aliquota d’imposta effettiva minima da concordare a livello internazionale, oltre a requisiti di sostanza economica solidi e progressivi. Anche la governance dovrebbe essere riformata, per rendere le decisioni vincolanti e il processo decisionale più trasparente ed efficiente.
Inoltre, i deputati hanno delineato un piano dettagliato per sviluppare un “quadro in materia di regimi fiscali aggressivi e aliquote d’imposta ridotte” che dovrebbe sostituire l’attuale codice di condotta.
La proliferazione degli scandali fiscali nell’ultimo decennio (Lux Leaks, Panama Papers, Paradise Papers e, più recentemente, Pandora papers), che hanno coinvolto multinazionali e individui con patrimoni elevati, ha rivelato la portata e la gravità di questi eventi e l’urgenza di trovare soluzioni definitive per affrontare il fenomeno.
Le stime prudenti dell’OCSE sull’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS – Base Erosion and Profit Shifting) collocano i costi intorno al 4-10% delle entrate fiscali globali delle società, ovvero 84-202 miliardi di euro all’anno.
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