Parco dell’Etna: confronto fra Parchi italiani sul marchio collettivo d’area come strumento di valorizzazione di prodotti e attività dei territori protetti
NICOLOSI (16 novembre 2013) – E’ stato un confronto ad ampio raggio tra esperienze diverse, di lungo corso e più recenti, in varie aree protette italiane quello che si è svolto stamattina nella sede del Parco dell’Etna a Nicolosi. Tema della giornata informativa, organizzata dalla SOAT (Sezione Operativa dell’Assessorato Regionale delle Risorse Agricole e Alimentari) di Zafferana Etnea in collaborazione con il Parco, il marchio collettivo d’area nei Parchi e il suo ruolo trainante di valorizzazione per i prodotti tipici e le attività dei territori protetti.
Dopo l’introduzione di Roberto Iannì, dirigente della SOAT di Zafferana, che ha sottolineato la forte richiesta di un marchio d’area nel Parco dell’Etna da parte di molti produttori, ha aperto i lavori la presidente del Parco Marisa Mazzaglia: “Vogliamo avviare, con la ferma volontà di concluderlo rapidamente, un percorso per la creazione di un marchio collettivo del Parco, che risponda alla forte richiesta che ci è pervenuta dai partecipanti al nostro Forum dell’agricoltura di fornire, attraverso questo strumento, identità e riconoscibilità legata al territorio anche per quelle piccole produzioni, di grande qualità, che senza questo ombrello non avrebbero alcuna possibilità di promozione e valorizzazione. Vogliamo in questo modo accompagnare l’agricoltura del Parco dell’Etna ad uno sviluppo compiuto che sia reale volano di economia, esigenza ancora più attuale oggi, con una forte tendenza sociale a rafforzare la green economy. Con questa interessante giornata di studio ci vogliamo ispirare alle importanti esperienze già portate avanti da altri Parchi”.
Hanno poi portato i saluti il direttore reggente del Parco Pietro Coniglio, che ha sottolineato l’importanza delle politiche di valorizzazione nelle aree protette e il sindaco di Nicolosi Nino Borzì, che ha assicurato il sostegno del Comune all’iniziativa di creazione del marchio d’area, da estendere anche alle attività ricettive.
L’esperienza, consolidata da alcuni anni, del marchio collettivo nel Parco Regionale dell’Adamello è stata dettagliatamente esposta dal funzionario Guido Pietro Calvi: “Non è semplice, ma i Parchi devono cercare di giocare un ruolo anche di servizio per l’agricoltura come animatori dello sviluppo rurale, cercando di svolgere nel miglior modo il ruolo di catalizzatori di idee, progetti, risorse che possono portare occupazione e sviluppo, ovviamente partendo dallo specifico scenario naturalistico e culturale”.
Con un intervento registrato, Daniela D’Amico, responsabile del servizio promozione, comunicazione e rapporti internazionali del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha descritto aspetti l’esperienza pilota in Italia – con un primo regolamento del 1981, poi rivisitato nel 2008 – del marchio collettivo d’area di un territorio noto nel mondo per la riconoscibilità e identificazione di prodotti e attività del Parco.
L’esperto Angelo Cantoni ha spiegato come il marchio collettivo, ben costruito, possa essere una concreta opportunità di sviluppo per un’area protetta: “Il marchio di qualità può certamente rappresentare un potente strumento di promozione, al di là dei suoi connotati tecnici, in quanto può diventare concreta opportunità di sviluppo in un proficuo clima di collaborazione con gli operatori economici dell’area, troppo spesso individuati come fonte di impatto negativo e che invece rappresentano l’unica, vera opportunità di crescita del territorio”.
Filippo Zullo ha quindi raccontato l’esperienza del marchio collettivo del Parco dell’Alcantara: “Siamo riusciti a costruire un patto per l’ambiente. Le aziende, una ventina tra agricole e turistiche, sposano la politica ambientale del Parco e noi restituiamo loro plusvalore con la visibilità e la valorizzazione. L’esperienza sta funzionando perché è nata da una proposta venuta dal basso, dalle aziende e dalle loro organizzazioni. Il prossimo target sarà quello dell’artigianato”.