L’affermazione schiacciante e per nulla inaspettata di Leoluca Orlando, che a Palermo il sindaco l’ha già fatto, più che “il sindaco lo sa fare” (che è solo uno slogan, indovinato) è figlia, oltre che della sua indiscussa abilità personale, degli errori, macroscopici, del Pdl e del bailamme delle primarie.
Ferrandelli godeva, e gode, di una certa simpatia popolare, ma non basta “stare in mezzo alla gente” (come ama ripetere in ogni intervista) per amministrare Palermo. E poi ha quelle due ombre sinistre (plurale di sinistra) alle spalle, Cracolici e Lumia, spalleggiati dal presidente Lombardo, inquisito per mafia. E prossimo alle dimissioni.
Costa, agnello sacrificale del Pdl, è stato abbandonato dai “big” del Centrodestra che lo hanno mandato, letteralmente, alla deriva. Infelice la sua prima “uscita” in conferenza stampa: quella storiella della mamma non se la scrollerà di dosso per chissà quanto tempo. E’ stato consigliato male, sicuramente. Ha molte attenuanti, ma faccia un bel bagno d’umiltà.
Buoni i numeri di Aricò e della Caronia, mentre Nuti, nonostante il discreto risultato, resterà “solo” un bravo ragazzo. La politica è altra cosa: mica Grillo, con tutto il rispetto. Gli altri aspiranti sindaco, infine, erano candidature assai modeste. Un paio, sembravano”macchiette”.
Queste votazioni a Palermo significano due o tre cose: che il Pdl si è sfaldato, che il Pd si è spaccato, e che i palermitani si sono stancati. Ma col “sindacollando” non tornerà la Primavera.
Marco Vaccarella
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