50 milioni di euro è il valore dell’intero patrimonio comprendente complessi aziendali, attivita’ commerciali, immobili di pregio e disponibilita’ finanziarie che è stato sequestrato a una famiglia di imprenditori palermitani su provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.
Le indagini, coordinati dal procuratore aggiunto Vttorio Teresi, e dal sostituto Pierangelo Padova, del Ros dei carabinieri e dello Scico della Guardia di finanza hanno riguardato infiltrazioni di Cosa nostra” e dei suoi capi, tra i quali il latitante Matteo Messina Denaro, negli affari delle società appartenenti ad un gruppo imprenditoriale leader da molti anni in Sicilia nel settore della vendita al dettaglio di articoli per l’abbigliamento, di accessori e di preziosi, che fa capo a un imprenditore di 71 anni e ai suoi familiari.
Il gruppo, secondo l’accusa, sin dai primi anni ’80 sarebbe entrato in rapporti con i fratelli Giuseppe e Filippo Guttadauro, quest’ultimo cognato di Matteo Messina Denaro, esponenti mafiosi di primo piano del mandamento di Brancaccio con i quali avrebbe condiviso una serie di interessi economici in modo da garantirsi una forte espansione nel Palermitano e nel Trapanese. Alcune imprese create dal capostipite del gruppo imprenditoriale avrebbero, nel tempo, trasferito la proprietà e le cariche sociali a diversi soggetti ritenuti “vicini” a boss.
Tra i beni sequestrati figurano 11 societa’ e relativi complessi aziendali, con sede a Palermo e provincia, operanti nella gestione immobiliare, la vendita di preziosi, l’intrattenimento e il commercio al dettaglio di abbigliamento, 12 fabbricati, 23 terreni, 16 automezzi, 5 quote societarie e disponibilita’ finanziarie.
I fratelli Guttadauro sono stati arrestati, Giuseppe nel 2002 e Filippo nel 2006, e in seguito condannati rispettivamente a 13 anni e 4 mesi e a 14 anni di reclusione; il primo era capo del clan di Brancaccio e il secondo faceva il tramite tra Bernardo Provenzano e Messina Denaro, in particolare per le vicende legate al re della grande distribuzione Giuseppe Grigoli, gestore di centri commerciali che secondo gli inquirenti sarebbero riconducibili al capomafia latitante e che sono stati sequestrati tempo fa.
Una società con due punti vendita presso i centri commerciale “Belicittà” di Castelvetrano e “La Fontana” di Borgetto (Palermo), 2 due auto di lusso, 4 conti correnti riferibili alla stessa società, un immobile e 11 rapporti bancari variamente intestati ai fratelli Guttadauro sono stati sequestrati per il valore cmplessivo di un milione di euro circa nell’ambito della stessa indagine su disposizione della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani
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