Palermo Rugby vs Reale Marina Britannica: altri tempi

 – Quanto costa un blocco di ghiaccio?

– Tre euro e cinquanta.

– E grattugiato?

– Neeenti, ci runa a mancia o nivuru!

di Filippo La Torre

Palermo, 28 gen. – Quanto costa un blocco di ghiaccio?

– Tre euro e cinquanta.

– E grattugiato?

– Neeenti, ci runa a mancia o nivuru!

Prelevai il bidone in plastica da duecento litri dal mio fuoristrada e lo piazzai davanti “o nivuru”.

– Aspetta un attimo, George (così si chiamava “u nivuru”), sistemiamo prima cento lattine di birra al fondo, poi ci grattugi mezzo blocco di ghiaccio, poi mettiamo sopra altre cento lattine di birra e poi ci grattugi l’altro mezzo blocco.

Facemmo fatica a sollevare sopra il pianale del fuoristrada il bidone con dentro le lattine e il ghiaccio, ma George era soddisfatto dell’euro e cinquanta che depositai nella sua mano. Prima di andare via lanciai un’occhiata al titolare della “Fabbrica di ghiaccio” e George mi sembrò di una nobiltà appariscente.

L’incontro era programmato alle 15:30, era luglio e il sole era rovente. La squadra avversaria, dell’incrociatore Summerset della Reale Marina Britannica, fece il suo ingresso al Velodromo a bordo di un pullman alle 14 in punto. Dietro veniva un altro pullman stracolmo di tifoseria vociante e ogni marinaio che metteva piede a terra già aveva una lattina da mezzo litro di birra in mano. La tifoseria inglese si assiepò per terra attorno al rettangolo di gioco, vestivano tutti con pantaloncini abbastanza larghi e con delle camicie che ne trovi di migliori agli indumenti usati della Caritas. Tante erano le ragazze ed erano le più casinare. Dopo un po’ il caldo del sole, amplificato dalle calorie dell’alcool, spinse la quasi totalità del pubblico inglese a spogliarsi della camicia, naturalmente donne escluse: erano pur sempre delle militari!

L’ingresso in campo della squadra ospite fu salutato con applausi, fischi e con mugolii simili ai versi dei primati quando sono incazzati o quando sono in amore, cambiava soltanto il volume e la tonalità. Per chi non conosce la differenza, come me, sicuramente non la troverà.

Mentre gli atleti facevano il riscaldamento pre-partita, io mi avvicinai al gruppo più caliente dei tifosi inglesi. Avevano anche dismesso le loro scarpe e le avevano disposte ordinatamente, al limite del prato verde. I loro corpi erano un caravanserraglio di tatuaggi e l’animale più rappresentato era la tigre ma non mancavano elefanti e aquile. Feci l’errore di accostarmi ancora di più al più esagitato per ammirare le sue spalle deliziosamente incise, proprio quando gli inglesi segnarono la loro prima meta. Il tizio mi abbracciò fortemente dandomi una slinguata sulla guancia, e io non riuscii a distinguere la saliva dalla birra che mi colava fino al collo. Mi allontanai, ché non avrei potuto sopportare un’altra così alta manifestazione di entusiasmo e di affetto.

C’era un tizio con i capelli rossi che lentamente, oserei dire furtivamente, si avvicinava al bidone che conteneva le duecento lattine di birra. No, sicuramente non era un inglese, avrei giocato tutti i miei risparmi, allora quantificabili in zero euro, che fosse di etnia gallese o scozzese. Vistosi scoperto, per suscitare la mia ilarità, infilò il suo dito medio destro dentro l’ombelico e si mise a grattare ossessivamente.

Sgranai gli occhi e il non inglese esclamò: – Came inside me a hornet!

Scoperchiai il bidone, presi una birra ghiacciata e gliela offrii.