Palermo, Messineo: “Indagine su tratta bimbi contesi non è finita”

Palermo, 1 nov.- L’indagine sulla tratta dei bambini contesi da genitori di diverse nazionalita’ che ieri ha portato all’emissione di sette ordinanze di custodia cautelare sul territorio italiano ed …

Palermo – L’indagine sulla tratta dei bambini contesi da genitori di diverse nazionalita’ che ieri ha portato all’emissione di sette ordinanze di custodia cautelare sul territorio italiano ed estero “non e’ affatto finita”. E’ quanto dice il Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo parlando dell’inchiesta che ha portato in carcere anche una ex olimpionica ucraina, Larysa Moskalenko, che da anni vive a Palermo, con l’accusa di essere tra i responsabili della tratta di bambini contesi. Un vero e proprio commando, formato anche da ex appartenenti alle forze speciali di numerosi paesi.

Questa inchiesta, nata per caso dopo l’incendio dell’albergo Porto Rais, “ci ha portati in altri paesi – spiega ancora il Procuratore di Palermo – nei prossimi giorni ci dovremo rapportare con gli organi di indagine di queste nazioni. L’attivita’ non si limitava alla Sicilia, che serviva come base logistica”. L’organizzazione, composta da sette persone, quattro delle quali sono state arrestate, mentre per altre tre e’ stata ativata la rogatoria internazionale, chiedeva al genitore- prevalentemente scandinavo – che cercava il proprio figlio rapito dall’ex di un’altra nazionalita’, fino a 250 mila euro. E il commando era disposto a riprendere il figlio portato via con ogni messo: corrompendo i giudici e poliziotti, ma anche con elicotteri, gommoni velocissimi, spray urticanti e pistole elettriche taser.

Ieri e’ stata interrogata il presunto capo dell’organizzaizone, Larysa Moskalenko, che davanti al gip Nicola Aiello, ha respinto ogni addebito affermando di avere operato sempre nella legalita’. Nei prossimi giorni verranno interrogati gli altri tre arrestati: Luigi Cannistrato, Antonio Barazza e Sebastiano Calabrese. Secondo quanto emerge dalle intercettazioni la Moskalenko si era rivolta anche a un alto ufficiale dell’ex Armata rossa per avere mitragliette in dotazione.