Dopo otto anni di assenza l’Italia è tornata di scena a Palermo, risaliva all’8 ottobre 2005 contro la Slovenia, infatti, l’ultima apparizione della nazionale sul prato del “Renzo Barbera”. Quel giorno si è guadagnato un posto nella memoria degli sportivi italiani per due ragioni ben distinte: i fischi dei tifosi palermitani perpetuati durante tutto l’arco del match all’indirizzo del “traditore” Luca Toni, fresco di trasferimento alla Fiorentina, ma soprattutto perché con quella vittoria di misura, firmata da una rete dell’allora rosanero Zaccardo, gli azzurri di Lippi staccarono con una giornata d’anticipo il biglietto per il mondiale tedesco che li avrebbe condotti alla gloria. Nella storia della nazionale azzurra, solo in due occasioni la qualificazione alle fasi finali dei mondiali è stata ottenuta non all’ultima giornata: nel 1982 e, appunto, nel 2006, anni che restano scolpiti nei cuori di tutti i tifosi.
Il medesimo traguardo è adesso alla portata dell’Italia guidata da Cesare Prandelli che, con i tre punti conquistati ieri sera a scapito di un’agguerrita Bulgaria, vede Brasile 2014 ad un passo e potrebbe raggiungere la matematica qualificazione già martedì prossimo battendo la Repubblica Ceca a Torino. Vista però la prestazione offerta al Barbera, ci sarà da sudare: Pirlo e compagni, infatti, sono apparsi ancora lontani da una buona condizione fisica e hanno dovuto subire per lunghi tratti le iniziative degli ospiti, che ad onor del vero avrebbero meritato maggiori fortune.
Dovendo fare i conti con le squalifiche in attacco di Balotelli e Osvaldo, l’Italia è scesa in campo con un 4-3-2-1, con il solo Gilardino in avanti, sostenuto sulla trequarti dal napoletano Insigne e da Candreva, ma col passare dei minuti ci si è accorti che i due fantasisti agivano in realtà molto larghi sulle fasce di loro competenza, trovandosi troppo spesso costretti a ripiegare in fase difensiva, trasformando così di fatto il modulo in un prudente 4-5-1. Nella zona nevralgica del campo, orfana di gente del calibro di Marchisio e Montolivo, Pirlo è stato affiancato da De Rossi e dal ripescato Thiago Motta, andando a comporre un terzetto di ottimo livello tecnico, ma carente sotto l’aspetto del dinamismo, sempre più necessario nel calcio moderno.
Quella che ne è uscita fuori è stata una gara complessa, la cui prima frazione, caratterizzata da una supremazia bulgara piuttosto sterile, è stata dominata in realtà dalla noia, scossa solamente dall’acuto vincente del sempreverde Gilardino, abile al 38’ a girare in rete di testa un cross al bacio dalla sinistra di Candreva. È stato questo il diciannovesimo centro del Gila in maglia azzurra, rete che gli permette di affiancare Roberto Bettega nella speciale classifica dei bomber della nazionale e che lo porta ad una sola lunghezza da un mostro sacro come Paolo Rossi. Sbloccato il risultato, i ragazzi di Prandelli hanno badato più che altro a gestire il vantaggio, un atteggiamento, questo, che li ha condotti ad un secondo di tempo di grande sofferenza in cui solo una serie di parate superlative di uno strepitoso Buffon ha permesso che si portassero a casa i 3 punti. Il Gigi-show è iniziato al terzo minuto della ripresa quando ha salvato miracolosamente sulla linea di porta una deviazione a botta sicura da pochi passi di Popov, per poi ripetersi due volte tra il 61’ ed il 62’ in cui ha nuovamente abbassato la saracinesca, respingendo i tentativi dei volenterosi ospiti. Nel finale c’è stato spazio per alcuni cambi, dettati da alcuni acciacchi, e per il solito Gilardino che ha provato a chiudere i conti con un gol di rapina dei suoi, ma con scarso profitto.
La vittoria, faticosamente, è stata raggiunta, così come ormai il pass per i Mondiali, ma quella di Palermo è stata una gara che deve far riflettere il CT Prandelli su alcune scelte, soprattutto in mezzo al campo, dove servirebbe maggiore corsa e freschezza. Stupisce in questo senso il mancato impiego di uno stantuffo tuttofare in grande crescita come Florenzi.
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