La Direzione Investigativa Antimafia ha sequestrato beni mobili ed immobili, rapporti bancari, e aziende a Palermo e provincia, per un ammontare di circa 800 milioni di euro.Destinatario del provvedimento il commercialista Giuseppe Acanto, 55 anni, ritenuto legato a Cosa nostra.Titoli bancari, 25 aziende, conti correnti, automobili, immobili a Villabate, Misilmeri, Trento e in provincia di Ascoli Piceno. Ma ci sono anche distributori di Gpl e una società che si occupava di assistenza agli anziani. Un patrimonio che il commercialista, deputato regionale con la lista Biancofiore che sosteneva Totò Cuffaro, secondo la Dda di Palermo, avrebbe accumulato grazie alla vicinanza e alla connivenza con la cosca di Villabate.
“Noi riteniamo – ha detto il colonnello Riccardo Sciuto, durante la conferenza stampa – che il patrimonio di Acanto sia il patrimonio della famiglia di Villabate, una cosca particolarmente agguerrita e vicina a Bernardo Provenzano. Ricordiamoci che grazie a una ricostruzione storico-processuale la famiglia di Villabate ha gestito la latitanza di Provenzano e organizzato il suo viaggio a Marsiglia per farlo curare”. All’ex deputato, si eè giunti dopo i sequestri del febbraio 2014 al mercato ortofrutticolo di Palermo che hanno svelato una serie di legami tra Cosa Nostra e la gestione di alcune aziende ortofrutticole. Riscontri che avrebbero evidenziato come alcune aziende, tra quelle sequestrate, avevano fatture riconducibili allo studio di Giuseppe Acanto o di altri a lui vicini. riconducibili.
Ad Acanto viene contestata anche una sperequazione tra i redditi dichiarati e l’enorme patrimonio accumulato: “Quello di cui siamo convinti – ha concluso il colonnello della Dia – è che l’ascesa politica di Acanto sia stata favorita dalla famiglia di Villabate, alla quale versava una parte del suo stipendio da parlamentare, in qualità di vincolo economico con la cosca mafiosa”.
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