Palermo: il pentito Gravagna parla del racket nella zona costiera

Un nuovo pentito della famiglia mafiosa di Porta Nuova racconta agli inquirenti il controllo esercitato dalla potente cosca sul porto di Palermo
“Da sempre ho lavorato con i camion, dapprima come autista e poi come trasportatore autonomo. Grazie alle conoscenze nel campo, ho avuto contatti con soggetti inseriti in Cosa nostra… sono così entrato in un’associazione di cui faceva parte Tommaso Di Giovanni… Nicola Milano, Tonino detto bambolina”. Così Danilo Gravagna racconta la sua affiliazione all’interno dell’universo mafioso. Sarebbero stati proprio Milano e Di Giovanni, al vertice di una delle più potenti famiglie palermitane, ad affidargli l’incarico di controllare le estorsioni e i condizionamenti dentro lo scalo palermitano.
Già condannato con il patteggiamento per due rapine, nel febbraio scorso Gravagna fu denunciato dal titolare di una ditta di trasporti a cui aveva chiesto il pizzo e la certezza di dover passare un lungo periodo nelle patrie galere, lo ha convinto a saltare il fosso, raccontando gli affari da lui gestiti per conto della mafia-
Il suo racconto comincia dal 2010 quando, insieme con Domenico Amari, formò una banda specializzata nelle rapine ai Tir, attività interrotta quando i due furono arrestati nel 2013.
Prima ancora c’erano stati gli esordi dell’escalation criminale: “Dal 2008 al 2010 con Domenico Amari – facevamo dei danneggiamenti… per conto di Tonino Lauricella che era diciamo un esponente della famiglia di Villabate, era quello che gestiva il pizzo, quando lui aveva bisogno di qualcuno che mettesse l’attak o desse fuoco a qualcosa, si rivolgeva a Domenico Amari, la persona che camminava con Domenico Amari ero io”. Amari però, a quanto pare non sarebbe stato “affidabile”: “Non mi piaceva come si muoveva Amari… c’erano sempre discorsi con Lauricella… perché lui diceva che andava a fare una cosa e poi non ci andava a farla”
Nei verbali degli interrogatori di Gravagna, accanto agli omissis per tutelare le indagini ancora in corso, ci sono anche i nomi degli imprenditori taglieggiati: “Cavallaro automobili in via Messina Montagne… Marino Autotrasporti sempre in via Messina Montagne. E poi c’è stato un deposito di pedane… la strada che va per Ficarazzi… poi a Portella di Mare un negozio che vende elettrodomestici, qua Tonino Lauricella ha voluto che gli dessimo legnate… c’è stata una persona anziana rispettata di Misilmeri che è andata in questo negozio a Portella di mare per acquistare non so cosa e ed era stato trattato male o aveva acquistato qualcosa e c’era un problema di garanzia.. a me e a Domenico Amari ci ha detto di dargli qualche schiaffo e di dirgli che con certe persone bisogna comportarsi bene”. Ed ancora: “D’Angelo… ha il bar di legno in via Oreto… allora lui ha pure… o è il parcheggio o è un pezzo di spiaggia ad Altavilla Milicia… D’Angelo affittava le cabine, dopo di ciò prendeva una quota e la dava ad Altavilla Milicia… un’estorsione”.
Insomma il nuovo pentito promette di aprire una crepa nel muro di omertà che finora ha protetto gli affari illeciti di un importante pezzo di Cosa Nostra.