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di redazione
Il Comune di Palermo pensa alla tassa di soggiorno. L’imposta, applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d’arte, non è ancora stata introdotta nel capoluogo siciliano, ma l’Amministrazione comunale è già al lavoro per la sua possibile istituzione. “C’è uno schema di regolamento allo studio – spiega l’assessore comunale al Bilancio, Luciano Abbonato -. La competenza in tale materia è spezzettata tra gli assessorati al Turismo, alle Attività produttive e al Bilancio”. La sua entrata in vigore, comunque, non sarebbe imminente. “Si sta lavorando alla bozza – dice ancora Abbonato -. Vorrei inserirla nel bilancio del 2013 per fare in modo che il prossimo anno venga introdotta anche a Palermo come nelle altre grandi città turistiche”. Nessuna stima precisa al momento sul gettito che le casse del Comune di Palermo potrebbero ricavare dalla nuova imposta, anche se “le risorse – puntualizza l’assessore – dovranno essere usate per offrire nuovi servizi e realizzare investimenti nel settore turistico”. Una linea perfettamente condivisa anche dal sindaco Leoluca Orlando, che si dice “favorevole all’introduzione della tassa di soggiorno, purchè i maggiori introiti ricavati siano utilizzati per la promozione del turismo, valore aggiunto per la città. Dovrà essere realizzata – conclude il primo cittadino – concordandola con le categorie produttive”.
Ma proprio dai rappresentanti del settore arrivano le critiche maggiori. “Noi non siamo favorevoli alla sua introduzione – dice Nicola Farruggio, presidente di Federalberghi Palermo -, perchè l’ennesimo balzello rischia di essere un boomerang per un comparto già in grosse difficoltà”.
A snocciolare i numeri della crisi è lo stesso leader degli albergatori palermitani. “Le presenze dal 2008 ad oggi sono calate del 30% – spiega -, una contrazione che si è tradotta non solo in un calo del fatturato del 30%, con alberghi costretti ad offerte anticrisi per attrarre gli ospiti, ma anche in un drastico taglio dei livelli occupazionali, che nell’ultimo anno è stato pari al 40%. Assistiamo ad un continuo ricorso alla cassa integrazione e gli hotel sono diventati sempre più improduttivi”.
Da Federalberghi Palermo, dunque, arriva un secco no all’imposta. Anche se sembrano possibili margini di trattativa. A patto, però, che diventi una tassa di scopo. “Potremmo valutare la sua introduzione – dice ancora Farruggio – solo se il gettito che il Comune ne ricava venisse impiegato esclusivamente per il settore turistico, cioè se le maggiori risorse nelle casse del Palazzo di città fossero utilizzate per migliorare i servizi offerti ai turisti e non per risanare bilanci in difficoltà. In caso contrario istituire una nuova imposta in un momento in cui gli alberghi abbassano i prezzi per attrarre clienti sarebbe deleterio”.
Su un punto poi Federalberghi Palermo è ferma. “Non accettiamo che gli albergatori – conclude Farruggio – siano considerati sostituti d’imposta. Il che significa che se i nostri ospiti si rifiutano di pagare la tassa non si può chiedere a noi di risponderne”.
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