Domani a Palermo davanti al giudice Enrico Catanzaro, si svolgerà la prima udienza del processo per una richiesta di risarcimento danni in sede civile, presentata nel 2009 dall’attuale presidente della Repubblica e dai figli del fratello Piersanti nei confronti della Longanesi e del giornalista scrittore Alfio Caruso, che scrisse nel 2000 “Da cosa nasce cosa”, libro giunto all’ottava edizione. In origine il caso era stato affidato al giudice onorario, Rosamaria Rini; ma su richiesta del difensore di Caruso, Fabio Repici, il processo è passato a un giudice ordinario.
I Mattarella contestano alcuni passaggi del libro – rimasti inalterati nelle otto edizioni apparse dopo il 2000 – in cui si faceva riferimento alle “frequentazioni mafiose” del padre del capo dello Stato, Bernardo, ministro della DC negli anni Cinquanta e Sessanta.
Nel testo si fa riferimento anche a Piersanti Mattarella che, secondo l’autore, all’inizio si muoveva nel solco delle amicizie del padre, prima di fare la scelta di rottura che gli costò la vita.
Caruso rileva intanto la stranezza di una querela giunta dopo nove anni dalla pubblicazione del libro, per episodi che furono riportati anche da altri giornalisti a cominciare da Enzo Biagi, senza che ci fosse stata alcuna reazione. Peraltro Caruso sostiene di aver utilizzato come fonti i rapporti della Commissione parlamentare antimafia.
Per lo stesso libro Caruso era già stato querelato dai familiari dell’ex ministro Franco Restivo ma il processo si era concluso con una assoluzione.
I Mattarella hanno chiesto un risarcimento di 250 mila euro: non è dato sapere se Sergio Mattarella, assurto alla prima carica dello Stato, riterrà di rimettere la querela per ragioni di opportunità, essendo in atto anche il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
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