Padre Sorge parla di Mattarella e della Primavera di Palermo

Oggi, 85 anni portati con lucidità, vive a Milano, dove scrive per l’altra rivista dei gesuiti, che pure ha diretto dal 1998 al 2004, Aggiornamenti sociali. Ha appena mandato alle stampe l’articolo “Renzi, il PD e l’Italia: alle radici di un progetto”. E, al telefono con Askanews, rievoca quegli anni “terribili”: “Arrivai dopo l’uccisione di Piersanti Mattarella e del generale Dalla Chiesa, la mafia attaccava lo Stato”. Nacque presto l’amicizia con Sergio Mattarella, ora Presidente della Repubblica.
“Persona sobria, politico di grande valore, uno che non si metteva in mostra”, rievoca padre Sorge, rivelando che “anche nella primavera di Palermo appariva poco, spiccavano Orlando, noi gesuiti, ma l’intervento politico decisivo è stato il suo. Si trattava di varare il ‘governo anomalo’ senza i socialisti e con l’appoggio dei comunisti – racconta il gesuita – e sarebbe stata una rottura rispetto alla coalizione nazionale. Da Roma dicevano: così ci create un guaio. Mattarella argomentava con tranquillità le nostre ragioni per far capire che la situazione di Palermo era drammatica e unica e bisognava pertanto trovare strade nuove. All’ultimo momento, quando bisognava presentare le liste, è stato Mattarella a dare le garanzie al partito, in una telefonata con Roma, mi pare che dall’altra parte del telefono ci fosse De Mita… Alla fine da Roma dissero: voi siete lì, conoscete la situazione, andate avanti ma non create problemi. E nacque la giunta anomala per il bene della città e della legalità. Mattarella è così: discreto, sa convincere, ha un forte spessore morale, non si scalda.
E’ quello che ci vuole per fare il Presidente”. Chi parla di rinascita della Democrazia cristiana, afferma senza esitazione padre Sorge, compie una “miopia politica”: la Dc “è morta, decapitata da tangentopoli, è stato un grande partito e la storia sarà più equanime ma non poteva esserci una morte più definitiva”. Per Sorge, l’elezione di Sergio Mattarella al Colle, infine, ha un altro risvolto: “E’ la prima volta che un siciliano è eletto presidente della Repubblica. La Sicilia non è più un’isola. Un’isola dove c’è la criminalità organizzata ma anche risorse enormi. Oggi ci sono due siciliani ai massimi vertici dello Stato”, il nuovo Capo dello Stato e il presidente del Senato Pietro Grasso.
E sull’omicidio del fratello Piersanti, fa riferimento all’immagine evangelica del chicco di grano che muore: “Sembra finito, e invece viene fuori lo stelo, la spiga e poi ottimo grano. La mafia vorrebbe silenziare a colpi di lupara, invece crea vita nuova, come avvenuto con don Puglisi. Piersanti Mattarella è morto servendo e Sergio Mattarella è entrato in politica quando è morto il fratello. Vedendolo Presidente della Repubblica penso che è la spiga di buon grano”. Il neo presidente della Repubblica
Mattarella è intanto al lavoro sul discorso che pronuncerà domani alle 10 in occasione del giuramento davanti al Parlamento in seduta comune. Alla cerimonia di insediamento ci sarà anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. A quanto si apprende, Berlusconi ha infatti accolto l’invito inviato dalla presidenza della Repubblica a tutti i leader e segretari delle forze politiche, oltre che alle cariche istituzionali.