Padre Frittitta. Sgarbi fa la “predica” al vescovo Lorefice
Padre Frittitta. Vittorio Sgarbi è intervenuto nel dibattito creatosi in seguito all’avvertimento dato da padre Mario Frittitta al giornalista de La Repubblica, Salvo Palazzolo. Il critico è entrato in merito al comunicato dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che aveva stigmatizzato l’atteggiamento e le frasi rivolte al cronista dal frate carmelitano al termine della funzione religiosa all’interno della Chiesa di Santa Teresa alla Kalsa, durante la quale è stato ricordato, nella memoria dei defunti, il boss mafioso Tommaso Spadaro nel trigesimo della sua morte e del quale, oltretutto, erano state vietate le esequie pubbliche. “L’arcivescovo di Palermo Lorefice – osserva Sgarbi – deve aver scambiato la funzione pastorale e la cura delle anime con la funzione laica di pubblico ministero. Non si spiega altrimenti la sua uscita contro un sacerdote, padre Mario Frittitta, che fu già umiliato e arrestato da tale Giancarlo Caselli senza che gli fosse risparmiata, lui innocente, l’esibizione delle manette”.
L’innocenza del padre carmelitano fu dichiarata soltanto nell’ ultimo appello dalla Suprema Corte. Ricordando questo episodio di 22 anni fa, che coinvolse Frittitta che fu intercettato mentre andava a trovare Pietro Aglieri nel suo covo di Bagheria. La sentenza della Suprema Corte non mise in dubbio questo ma riconobbe al padre Mario Frittitta, in quanto sacerdote, di non essere tenuto a correre da giudici e carabinieri per consegnare persone o informare di reati dei quali vengono a conoscenza a causa del loro ministero.
Sgarbi ed il richiamo a Santa Caterina da Siena
Vittorio Sgarbi, ha continuato, argomentando proprio su questo punto, utilizzando la stessa dottrina della Chiesa. << il richiamo contraddittorio alla invettiva di Papa San Giovanni Paolo II, proprio nello spirito di padre Frittitta – «convertitevi!» – rivolta ai mafiosi, trasformata in una condanna implacabile ai peccatori mafiosi, contrasta con le parole di Santa Caterina da Siena in dialogo con Dio: “Non si può ammettere che ci sia un uomo, per quanto infame e scellerato, che non possa avere con il pentimento la certezza del perdono. Cristo, che è morto per tutti gli uomini, vuole che, nella sua Chiesa, le porte del perdono siano sempre aperte a chiunque si allontani dal peccato”.