Si amplia l’inchiesta aperta dalla Procura di Messina sugli inaspettati decessi di pazienti all’ospedale Papardo, tutti sottoposti a interventi chirurgici cardiaci. La situazione, originariamente incentrata su tre casi con due indagati per omicidio colposo, si è aggravata: al momento ci sono tre medici sotto indagine per un totale di sei morti sospette registrate negli ultimi 35 giorni.
Le sostitute procuratrici Anna Maria Arena e Alice Parialò, coordinate dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, stanno lavorando per individuare la causa dei decessi. Non si esclude, infatti, che una contaminazione delle aree sterili del reparto operatorio possa aver contribuito alla diffusione di germi patogeni o, potenzialmente, di un batterio particolarmente pericoloso. Per accertare questa possibilità, la Procura ha incaricato un laboratorio specializzato di Catania di effettuare una serie di analisi microbiologiche, con l’obiettivo di verificare la presenza di agenti contaminanti nelle sale operatorie.
In parallelo, la Procura ha deciso di approfondire l’uso delle valvole cardiache impiantate durante gli interventi, il cui funzionamento è ora sotto esame per escludere eventuali correlazioni con gli esiti fatali.
L’Assessore Regionale alla Salute, Giovanna Volo, ha accolto la richiesta urgente del deputato regionale del Movimento 5 Stelle Antonio De Luca, inviando ispettori per condurre accertamenti diretti all’interno della struttura. La decisione è stata influenzata dall’iniziativa dell’avvocato Diego Lanza, legale che ha sollevato la questione e chiesto prima la chiusura, poi il sequestro della sala operatoria. La richiesta era stata avanzata dopo il decesso di Maria Dora Biondo, avvenuto il 23 settembre scorso a seguito della sostituzione di una valvola mitralica, diventando il primo caso di questa serie di decessi sospetti.
L’indagine si profila complessa e punta a garantire la sicurezza dei pazienti, facendo piena luce su eventuali irregolarità nei protocolli medici o di sterilizzazione. Il caso Papardo continua così a destare l’attenzione non solo delle autorità sanitarie e giudiziarie ma anche dell’intera comunità regionale, in attesa di sviluppi concreti che permettano di ristabilire la fiducia nei servizi ospedalieri del territorio.
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