Oscar 2015, trionfo per Birdman, Moore e Redmayne

Il messicano Alejandro Gonzalo Iñárritu con Birdman si porta a casa quattro premi Oscar: ad accompagnare il massimo premio come miglior film, infatti, anche gli Oscar come migliore regia, fotografia e sceneggiatura originale . Anche lo scorso anno vinse un messicano, Alfonso Cuaròn a meritarsi due dei medesimi riconoscimenti per il meraviglioso Gravity.
Birdman, film originale girato in un piano sequenza digitale ad alto impatto audiovisivo, non è un capolavoro e certamente non è all’altezza né di Gravity né di un altro degli otto film candidati come “migliori”, ovvero lo straordinario Boyhood di Richard Linklater, vincitore di un unico Oscar andato a Patricia Arquette come attrice non protagonista. L’Academy ha comunque così deliberato e il film del 52enne regista di Città del Messico ha avuto la meglio come del resto era negli pronostici. In termini numerici (quattro statuette) la pellicola con Michael “Birdman” Keaton è stata eguagliata dal film di Wes Anderson The Grand Budapest Hotel, che ha fatto incetta di premi tecnici” per scenografia, musica, trucco e soprattutto per i costumi, ideati e confezionati dall’italiana Milena Canonero, unica portabandiera tricolore premiata. L’artista, già “musa delle stoffe” di Stanley Kubrick che le fece meritare il suo primo Academy Award nel ’76 per Barry Lyndon, è al suo quarto Oscar: da orgoglio nazionale e applausi mondiali.
Sul fronte delle interpretazioni, le previsioni sono state rispettate: a trionfare come protagonisti sono stati Julianne Moore straordinaria nel ruolo della professoressa di linguistica malata di Alzheimer precoce in Still Alice ed Eddie Redmayne, anche lui eccezionale nella parte dello scienziato Stephen Hawking costretto alla sedia a rotelle da una malattia degenerativa.
I due attori, che hanno naturalmente dedicato ai “malati” e famiglie i loro premi, sono stati accolti dalla platea da una standing ovation. Applausi anche alla Arquette che ha sorpreso per un discorso sulla “ restituzione dei diritti alle donne americane” (standing ovation al femminile anche per lei).