ROMA (ITALPRESS) – “Avvertiamo una disponibilità di forze intermedie a garantire la stabilità in questa fase, ma non abbiamo alcuna sicurezza. Però riteniamo giusto che sia il Parlamento a verificare se c’è o non c’è una maggioranza. E che chi ha aperto una crisi al buio, senza nessuno sbocco politico, si assuma davanti al Paese la responsabilità di aver prodotto un vulnus gravissimo per l’Italia alle prese con la ripresa della pandemia e l’erogazione del Recovery fund, nel pieno di una emergenza sociale”.
Così, in un’intervista a la Repubblica, il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, che aggiunge: “Noi non abbiamo mai nascosto che c’è stato un ritardo, che Conte avrebbe dovuto dar seguito in modo più efficace ad alcune istanze della maggioranza. Il problema però è se l’apertura di una crisi è una risposta congrua e proporzionale alle lentezze e ai limiti del governo. Il modo in cui il Pd ha affrontato il Recovery dimostra che si possono ottenere risultati senza troppi fuochi d’artificio: avanzando proposte e modificando ciò che non va. Come è accaduto sulla politica industriale, l’Ilva, la governance per il digitale, l’economia circolare, l’aumento degli investimenti a discapito dei bonus. Demolire la casa perché non ti piace la tappezzeria è una risposta sproporzionata e folle”.
“Nell’attacco a Conte – spiega – leggo un tentativo di destrutturare l’alleanza politica che il Pd ha creato con M5S e Leu. Anche in questo caso, non ci nascondiamo i limiti di tale alleanza, ma siamo consapevoli che si tratta dell’unico punta di partenza per costruire un campo alternativo alla destra”.
E alla possibilità di potere ricucire con Renzi, dichiara: “Le parole non bastano e mi pare che i margini siano pressoché esauriti. Iv deve prima spiegare i motivi della rottura, riconoscere l’errore politico e offrire garanzie che evitino recrudescenze. Significherebbe rinunciare all’ambizione dichiarata come la ragione sociale di Iv alla sua nascita: fare al Pd ciò che Macron ha fatto al Partito socialista francese.
Non si tratta di un passaggio che si può liquidare in pochi giorni e la crisi va risolta subito. Altrimenti, senza un chiarimento, il giorno dopo saremmo punto e a capo”.
“È evidente – aggiunge – che si può evitare la crisi avendo un numero in più, ma non pensare di governare. Perciò il tema che si porrà un minuto dopo la fiducia, se ci sarà, è consolidare la maggioranza, siglare un nuovo patto di legislatura e lavorare alla ricostruzione di un campo con le forze che hanno dato segnali ma che non si sono ancora sentite di fare questo passo, pur volendo prendere le distanze dalla destra sovranista”.
“Noi a Fi abbiamo sempre guardato come una forza che sostiene posizioni europeiste – prosegue -. Ultimamente questo profilo si è indebolito, quindi non so se si ci possa rivolgere a Fi nel suo complesso o a quei settori di Fi che rifiutano l’annessione da parte della destra sovranista”.
“Il governo – sottolinea Orlando – sarà più o meno forte a seconda se riuscirà a produrre un cambio di passo e a coinvolgere e a dialogare con tutte le forze europeiste presenti in Parlamento”. “Conte deve assumere un ruolo per sciogliere i nodi politici irrisolti di questi mesi – aggiunge -. Vanno promosse le riforme istituzionali che sono rimaste al palo, ma soprattutto le riforme necessarie a supportare il Recovery. La prima è quella sul lavoro. Il 31 marzo finisce il blocco dei licenziamenti: se da qui ad allora non si mette mano alle politiche attive e agli ammortizzatori rischiamo il disastro sociale”. Poi, “riforma rapida della giustizia, della P.A. e delle regole che garantiscono la concorrenza. Questo implica un salto di qualità di tutti i ministeri coinvolti e del governo nel suo insieme”.
Senza fiducia “la parola passa al Capo dello Stato. Ma le elezioni anticipate sarebbero una sciagura e vanno evitate. Non a qualunque costo, però. Noi non sommeremo mai i nostri voti a quelli delle destre sovraniste”.
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