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di redazione
I carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito 18 provvedimenti cautelari emessi dal gip di Termini Imerese a carico di una banda che gestiva lo spaccio di droga e organizzava rapine. L’operazione, denominata ‘Piazza Pulita’, condotta dai militari dell’Arma di Misilmeri, è stata coordinata dal procuratore di Termini Alfredo Morvillo e dal pm Giacomo Urbano.
L’inchiesta parte dalla scoperta di una rete di persone che commerciava cocaina, eroina e hashish nell’hinterland orientale di Palermo, a Misilmeri in particolare, incassando circa 15 mila euro alla settimana. Durante un controllo i carabinieri fermarono un giovane che aveva appena comprato una dose di cocaina: il ragazzo indicò in un certo Massimo il suo pusher, poi identificato in Massimo Urso.
Lo spacciatore venne arrestato: da qui ebbe inizio l’inchiesta che consentì di accertare il ruolo dell’uomo nello spaccio di stupefacenti sulla “piazza” locale e a Palermo, in particolare in corso dei Mille e di identificare chi lo aiutava nell’approvvigionamento e nello spaccio al dettaglio. A carico dell’indagato sono stati accertati oltre 100 episodi di spaccio.
La vendita spesso era preceduta da una chiamata o da un sms dell’acquirente, che proponeva a Massimo di incontrarsi in uno dei bar della piazza centrale di Misilmeri. La dose era indicata col termine “birra” o “mezza birra”, secondo il quantitativo da acquistare, un grammo o mezzo grammo. La consegna avveniva quindi su appuntamento, in luoghi pubblici, in modo da non destare alcun sospetto.
Il giovane pensava di avere messo a punto un sistema infallibile: si spostava a bordo di una motocicletta di grossa cilindrata e portava con sé una singola dose, in modo che, in caso di controlli, avrebbe rischiato al massimo una segnalazione alla Prefettura per uso personale di stupefacenti. A procurare lo stupefacente, principalmente cocaina, era Vincenzo Di Grigoli (detto Maurizio) e ad aiutarlo ci pensavano la convivente Loredana Dioguardi e Nunzia Vitrano 42enne di Misilmeri, che a sua volta si serviva della collaborazione del figlio di 19 anni Domenico Cirritto che lei stessa aveva inserito nel giro. La droga veniva fornita pure ad acquirenti di Villabate e Palermo. Dall’inchiesta è emersa un’articolata catena criminale, che coinvolge anche corrieri napoletani: la droga, infatti, veniva acquistata in Campania. Tre napoletani erano entrati in contatto con i palermitani e organizzavano il trasporto di grossi quantitativi di eroina via traghetto. Altri indagati facevano invece da “corrieri”, trasportando chili di droga, soprattutto hashish, da Palermo alla provincia di Siracusa, dove era acquistata e spacciata da un uomo di Avola, Paolo Liotta pure lui arrestato. Dall’indagine è emerso che alcuni spacciatori avrebbero rapinato i clienti che non erano in grado di pagare le dosi. A un giovane di Misilmeri, che ha fatto denuncia, avrebbero rubato 150 euro e un orologio di 500 euro di valore.
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