L’associazione nazionale “SOS impresa -Rete per la Legalità”, nelle persone del presidente vicario, Pippo Scandurra, e del Coordinatore Provinciale, Eugenio Di Francesco, unita al coordinamento regionale, esprimono soddisfazione e gratitudine per la grande operazione antimafia denominata “Chimera”, effettuata la scorsa notte a Mazzarino dal Comando Provinciale dei Carabinieri e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta. Un’operazione che ha visto decimare il Clan Sanfilippo con oltre 50 arresti. Un duro colpo alla criminalità organizzata, in modo particolare alla Stidda, che ancora una volta continua la sua opera criminale dedicandosi al denaro facile e sporco attraverso estorsioni, traffico di droga e armi, mettendosi oggi in risalto per la sua ingerenza in campo agricolo.
“Da questa operazione lo Stato dimostra di sapere garantire libertà e dignità al territorio – afferma il referente provinciale di “SOS Impresa- Rete per la Legalità” per Caltanissetta, Agrigento ed Enna, Eugenio Di Francesco – , liberando da condizionamenti mafiosi un territorio molto spesso prigioniero e schiavo di gente che utilizza la forza e la violenza per soffocare e impaurire imprenditori, gestendo il traffico di droga e praticando estorsioni per acquisire terreni. È il tempo della presa di coscienza da parte della società civile e imprenditoriale. È il giorno di un’ attenta riflessione, perché occorre alzare la testa e la voce per abbattere il muro di silenzio e di omertà. Non possiamo delegare tutto alle forze dell’ordine o alla magistratura; all’opera di repressione deve seguire un’opera di rinnovamento culturale che sfidi la cultura mafiosa“.
Preziosa l’opera che porta quotidianamente avanti l’associazione antiracket “SOS Impresa – Rete per la Legalità”, da sempre punto di riferimento per ogni singolo imprenditore e cittadino.
«Siamo accanto a tutti coloro che decidono di mettersi dalla parte della giustizia e della legalità – prosegue Di Francesco – perché solo nello Stato si può trovare protezione e sostegno. Un popolo che rimane in silenzio è un popolo complice di quel sistema malato e corrotto costituito dalla mafia. L’invito è, quindi, a collaborare, a denunciare, a non piegarsi mai alla cultura mafiosa. Le Caserme, le Questure, i Commissariati, i Comandi della Guardia di Finanza sono a nostra completa disposizione; sono i luoghi più sicuri, pronti all’ascolto, case di libertà e di giustizia. Collaborare non significa essere infami, ma serve per contribuire a un vero riscatto di giustizia e legalità, per consegnare alle nuove generazioni un territorio libero, ricco di giustizia e verità».
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