Categories: Cronaca

Operazione Argo: i nuovi assetti di Cosa Nostra

di redazione

Palermo, 8 Mag. – Il mandamento mafioso di Bagheria, disarticolato la scorsa notte dai carabinieri con l’operazione “Argo”, era ancora organizzato secondo il tradizionale assetto verticistico proprio della mafia più antica, della quale perpetuava gli arcaici rituali di affiliazione: la “punciuta” e la “presentazione” dei nuovi membri ai mafiosi più anziani.

In un’intercettazione ambientale, un uomo d’onore paragona le nuove leve a giovani cavalli da trotto, da addestrare – se necessario – anche ricorrendo alle maniere forti: “Quando vedi che nella salita fanno le bizze…piglia e colpisci con il frustino….sulle gambe…che loro il trotto non lo interrompono…purtroppo i cavalli giovani così sono”, dice il mafioso.

Ma a parte il tradizionalismo più folkloristico, il clan era pronto a mutare gli assetti organizzativi per adeguarsi alle nuove esigenze: è stato infatti riscontrato dagli investigatori il passaggio della famiglia mafiosa di Villabate dal mandamento di Misilmeri a quello di Bagheria.

L’imposizione del “pizzo” resta la manifestazione più visibile dell’autorità dei boss sul territorio, ma anche a causa della crisi economica le estorsioni con costituiscono più una sufficiente fonte di guadagno, e i mafiosi cercano di integrare con altri attività criminali, come la gestione del gioco d’azzardo.

Inoltre, un patto tra clan siciliani e canadesi per il traffico di droga si profila sullo sfondo dell’operazione “Argo” eseguita dai carabinieri di Palermo contro il mandamento mafioso di Bagheria. Dalle indagini, con la collaborazione delle Giubbe Rosse della Royal Canadian Mounted Police, si è riscontra tata l’esistenza di un raccordo operativo nel settore della droga tra Cosa Nostra bagherese e la famiglia mafiosa italo-canadese dei Rizzuto.

E’ stata, in quest’ambito, documentata anche una certa situazione di instabilità interna delle organizzazioni criminali in Canada, una conflittualità sfociata negli ultimi anni in numerosi omicidi.

Infine, un patto tra alcuni mafiosi di Bagheria e un candidato alle scorse elezioni amministrative regionali, con la promessa di voti in cambio di danaro, è emerso nelle indagini dei carabinieri che la scorsa notte hanno portato all’operazione “Argo” che ha colpito con una trentina di arresti il mandamento bagherese.

Le indagini hanno dunque confermato la persistente capacità di Cosa Nostra di condizionare le dinamiche politico-elettorali locali.

Come in molte altre inchieste, anche in questa si profilano interventi mafiosi su istituzioni, pubblica amministrazione e imprenditoria, per trarre profitti e vantaggi illeciti e per riciclare i profitti in remunerativi investimenti intestati a prestanome compiacenti.

A questi è stato sequestrato un patrimonio costituito da beni mobili, immobili e complessi aziendali compresi locali notturni tra i più frequentati di Palermo, agenzie di scommesse, imprese edili, supermercati, per un valore complessivo di circa trenta milioni di euro.

A cercare i voti della mafia, secondo gli inquirenti, il sindaco di Alimena, Giuseppe Scrivano, al quale è stata notificata un’informazione di garanzia. Scrivano fu primo dei non eletti nella lista Musumeci alle regionali dell’ottobre del 2012.

Dopo quell’insuccesso, si candidò anche alle politiche di febbraio, questa volta con la Lega Nord, senza conquistare il seggio a Montecitorio.

Redazione

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