Operazione antimafia Agrigento: 56 arresti, tra loro un sindaco
Operazione antimafia Agrigento. I Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, guidati dal Colonnello Pellegrino la scorsa notte hanno eseguito una massiccia operazione antimafia, disposta dalla DDA di Palermo.
L’indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri.
L’operazione denominata “Operazione Montagna”, è stata eseguito da 400 militari, supportati da un elicottero e dallo squadrone eliportato cacciatori Sicilia e da unità cinofile.
Operazione antimafia Agrigento: i carabinieri arrestano 56 mafiosi
L’inchiesta dei carabinieri ha portato all’arresto di 56 mafiosi dell’agrigentino, appartenenti anche al mandamento della Bassa Quisquina e, avente legami persino con la ‘ndrangheta.
Cinquantasei ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti dei vertici dei mandamenti e delle famiglie mafiose.
L’operazione ha colpito duramente i mandamenti di Santa Elisabetta e Sciacca e sedici famiglie mafiose della provincia.
Tra gli arrestati per concorso esterno in associazione mafiosa anche il sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, eletto alle ultime amministrative.
Gli affiliati avrebbero chiesto il pizzo alle cooperative per la gestione degli immigrati richiedenti asilo.
Le dichiarazioni del pentito Sergio Macaluso
Il pentito Sergio Macaluso continua a parlare e rivelare nomi e circostanze. Non mi riconosco più nelle logiche di Cosa nostra» ha detto ai magistrati l’ex boss, già da oltre un mese collaboratore di giustizia, che ha fatto i nomi dei reggenti dei clan di Resuttana e San Lorenzo.
Macaluso venne arrestato in flagranza di reato nel gennaio 2016, per l’estorsione al titolare della pizzeria «La Braciera», e condannato a 6 anni, poi la scelta di collaborare con la giustizia.
Nelle sue dichiarazioni Macaluso ha parlato di omicidi, gestione dei traffici di droga e molto altro.
Ignazio Cutrò, appello alle istituzioni: “Temo per l’incolumità della mia famiglia”
Ignazio Cutrò presidente dell’Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia esprime i timori per la sua incolumità: “Ora, pur esprimendo il mio plauso per l’operazione messa in atto, non posso che chiedere al ministro dell’interno, Marco Minniti, e al nuovo prefetto di Agrigento, Dario Caputo, se intendano rivedere la loro decisione di revoca delle misure speciali di protezione, considerato che gli ultimi accadimenti suscitano non solo viva preoccupazione sulla mia sicurezza e su quella della mia famiglia, ma anche il sospetto che qualcosa non abbia funzionato a dovere”.