Le indagini sull’omicidio di Aldo Naro, il giovane medico morto per un calcio alla tempia ricevuto durante una rissa alla discoteca Goa, stanno facendo luce sul torbido ambiente dei buttafuori che lavoravano, ufficialmente o in nero, per la sicurezza del locale.
Infatti, Andrea, il minorenne accusato dei avere sferrato il calcio mortale, ha dichiarato di trovarsi in discoteca come buttafuori “aggiunto” su richiesta di Giuseppe Militano, figlio di Carmelo boss dello Zen e fratello di Vincenzo Militano, anche lui arrestato perché, secondo l’accusa era al servizio dei nuovi capi della cosca locale: Onofrio Terracchio e Sandro Diele.
Proprio intercettando una telefonata di Diele, gli inquirenti hanno appreso del ruolo di Francesco Militano come referente per la sicurezza del locale, ruolo che sarebbe passato al fratello Giuseppe dopo l’arresto.
Marcello Barbaro, titolare della discoteca, ha sempre sostenuto di non avere alcun rapporto con i Militano, in quanto per la sicurezza del locale si sarebbe rivolto ad una agenzia: i carabinieri stanno indagando per capire come il servizio di fatto fosse svolto dai Militano che, di volta in volta, a seconda delle esigenze e dell’afflusso previsto, lo potenziavano con giovani dello Zen che avevano il compito di chiudere l’accesso agli ospiti indesiderati.
Peraltro le risse erano all’ordine del giorno in discoteca e soprattutto fuori: bastava una scintilla provocata all’interno del locale per provocare vere e proprie spedizioni punitive nei confronti di chi aveva osato sfidare i ragazzi della zona: aggressioni che, talvolta, non hanno avuto lo stesso tragico esito del giovane Aldo, perché il caso ha evitato che calci e pugni colpissero punti vitali.
Insomma spesso erano proprio quelli che dovevano evitare il degenerare delle risse, che diventavano parte attiva nei pestaggi, come è accaduto nel caso di Andrea, omicida confesso, che ha scatenato la sua furia omicida perché, secondo la sua versione, era stato colpito dal giovane medico, durante le concitate fasi dello scontro.
Prende sempre più corpo l’ipotesi che la gestione della sicurezza del Goa, fosse il pizzo da pagare alla cosca dello Zen per la “tranquillità” del locale, anche se non si sa ancora chi abbia trattato le condizioni.
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