La Corte di Assise di Palermo ha condannato all’ergastolo 5 boss per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996. A 12 anni condannato il pentito Gaspare Spatuzza. Carcere a vita invece per Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Luigi Giacalone, Francesco Giuliano e Salvatore Benigno.
Lo chiamavano ‘u cagnuleddu’, ma non c’era affetto in quel vezzeggiativo. Solo orrore. Al piccolo Giuseppe Di Matteo era toccata la fine che fanno i cuccioli di cane in campagna. Legato per giorni con una catena al collo, bastonato e ammazzato. Strangolato e sciolto nell’acido per punire il padre. Per convincere il pentito Santino Di Matteo a tenere la bocca chiusa. O meglio, a ritrattare le accuse. Una ritrattazione che non arrivò. Il piccolo Giuseppe restò prigioniero per due lunghi anni, ma il padre non fece alcun un passo indietro. I mafiosi capirono che quel bimbo rischiava di diventare per loro un problema ben più grande delle dichiarazioni di un pentito. E decisero di sbarazzarsene dopo 779 giorni di prigionia. . Fu il capomafia di San Giuseppe Jato Giovanni Brusca a ordinare di ucciderlo,
La corte d’assise ha riconosciuto una provvisionale immediatamente esecutiva, rispettivamente, di 50 e 80mila euro, al fratello e alla madre del ragazzino costituiti parte civile attraverso l’avvocato Monica Genovese, rinviando al giudice civile la liquidazione totale del danno. Al collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, che si è autoaccusato del sequestro e ha coinvolto nell’indagine i cinque boss mai finiti sotto inchiesta prima per il delitto, la corte ha riconosciuto la circostanza attenuante della collaborazione con la giustizia. L’accusa in aula è stata sostenuta dal pm Fernando Asaro.
(Teleoccidente)
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