Il 10,8% della popolazione italiana è obesa, a fronte di un 34,1% in sovrappeso, con un’ampia incidenza di pazienti cronici. Circa il 55% degli uomini presenta problemi di peso eccessivo contro il 36% delle donne. La distribuzione geografica degli individui obesi e sovrappeso nel Paese mostra una crescita nello spostarsi da Nord (42%) al Centro (45%) al Sud (49%).
La Sicilia conta una percentuale del 47,9% tra persone obese (9,2%) e sovrappeso (38,7%), nella media rispetto al territorio italiano, che vede al Sud superare anche la soglia del 50% in Basilicata, Puglia, Campania e Molise.
I dati sono emersi dal nuovo “Rapporto sull’obesità in Italia. Obesità e sonno: dalla patogenesi alla terapia”, curato da 22 tra specialisti dell’Auxologico e ricercatori Istat.
La pubblicazione approfondisce poi ampiamente il circolo vizioso che lega obesità e disturbi del sonno, discutendone i meccanismi patogenetici e fornendo particolari riferimenti anche alle differenze di genere e alle peculiarità del problema nelle diverse epoche della vita (dall’infanzia fino alla terza età).
In particolare, sono trattati i complessi rapporti tra obesità, sindrome metabolica, disturbi respiratori notturni, regolazione neuroendocrina, disturbi alimentari e sonno. Spazio rilevante è dato anche alla relazione tra sonno, obesità e complicanze cardiovascolari o neurologiche; l’obesità è infatti quasi sempre una condizione disabilitante associata a diverse patologie croniche (diabete, malattie cardiovascolari, malattie della tiroide, dislipidemia, tumori, problemi osteoarticolari).
l livello di istruzione e il tenore di vita emergono come elementi che influenzano la tendenza all’eccesso di peso: più si studia e meno si ingrassa, o meglio, maggiore è l’attenzione all’alimentazione, agli stili di vita salutari e all’attività fisica. Il risultato è che fra i laureati, la percentuale di individui obesi e sovrappeso è sensibilmente inferiore (meno della metà sia tra gli uomini che tra le donne) rispetto al gruppo costituito dalle persone che non sono andate oltre la scuola dell’obbligo.
Sull’altro fronte si riscontra che l’obesità è in crescita tra le fasce sociali meno abbienti (tendenza più pronunciata nella popolazione femminile); questa evidenza può spiegarsi con il fatto che una bassa disponibilità economica porta le persone ad alimentarsi peggio, oltre che a curarsi di meno.
Un aspetto critico del fenomeno, anche per le ricadute in termini di salute pubblica nei prossimi decenni, riguarda inoltre la diffusione dell’eccesso di peso tra bambini e adolescenti, tra i più alti in Europa. In Italia, i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso si stima siano circa 1 milione e 700mila, pari al 24,9% della popolazione di 6-17 anni. L’eccesso di peso raggiunge l’incidenza più elevata tra i bambini di 6-10 anni, dove si attesta al 34,2%.
Al crescere dell’età il sovrappeso e l’obesità diminuiscono, fino a raggiungere il valore minimo tra i ragazzi di 14-17 anni (14,6%). Emergono forti differenze di genere, particolarmente marcate tra gli adolescenti: sovrappeso e obesità sono più diffusi tra i ragazzi (28,3%) che tra le ragazze (21,3%). Tali differenze non si riscontrano invece tra i bambini di 6-10 anni.
Rispetto ai disturbi del sonno, si riscontra che gli individui normopeso dormono meglio, mentre l’obesità riduce durata e qualità del sonno, generando spesso un circolo vizioso che favorisce il mantenimento di un peso elevato o il suo ulteriore incremento.
I disturbi del sonno hanno anche ricadute di tipo socio-economico: i soggetti interessati hanno infatti un rischio di infortunio sul lavoro maggiore di 1,62 volte rispetto agli altri lavoratori ed oltre il 13% degli infortuni sul lavoro è attribuibile all’eccessiva sonnolenza diurna (ESD).
In ambito lavorativo, inoltre, l’ESD è anche associata ad un maggiore assenteismo, ad una ridotta produttività, alla mancata progressione di carriera ed alla minore soddisfazione sul lavoro. Un dato sicuramente impressionante, sottolineano i ricercatori di Auxologico, è che l’ESD alla guida in Italia è causa e/o concausa del 22% circa degli incidenti stradali, gravati peraltro da una mortalità maggiore rispetto alle altre cause.
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