PALERMO (ITALPRESS) – “Le nazioni devono unirsi nella lotta al traffico di esseri umani nel mar Mediterraneo: la nostra deve essere una guerra totale contro i trafficanti. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha ricordato alcuni giorni fa all’Onu: l’impennata di questi sbarchi pone a tutti noi una riflessione seria sull’incremento delle attività criminali“. A dirlo è il ministro della Giustizia Carlo Nordio, durante la Conferenza internazionale a vent’anni dalla Convenzione di Palermo, tenutasi nel capoluogo siciliano.
“Auspichiamo nella rinnovata solidarietà della Convenzione di Palermo, come anticipato dalle due risoluzioni approvare nel 2018 e nel 2020. Il fenomeno migratorio va regolato proiettandoci nel futuro: per combattere la tratta di esseri umani e il traffico di migranti serve un incremento della cooperazione giudiziaria internazionale”, sottolinea Nordio, aggiungendo: “Servono organi investigativi comuni, tecniche investigative speciali e accordi bilaterali”. E annunciando la firma di un accordo “con i miei omologhi di Algeria e Libia: siamo pronti a potenziare la nostra rete di magistrati in Mediterraneo e Africa subsahariana”.
“Fu Giovanni Falcone nel 1992 – ricorda Nordio – a lanciare l’idea per scrivere un trattato multilaterale al fine di stabilire una cooperazione giudiziaria internazionale contro la criminalità organizzata. A ragione, quindi, egli è internazionalmente riconosciuto come il pioniere della lotta al crimine organizzato transnazionale”. “Egli – aggiunge – aveva compreso che la risposta delle nazioni a un sistema criminale che travalicava i confini nazionali doveva basarsi su reti e indagini coordinate a livello internazionale. Quella sua visione aprì la strada alla negoziazione della Convenzione che oggi celebriamo. La Convenzione di Palermo si pone l’obiettivo generale di lottare contro le mafie coinvolte in ogni tipo di reato”.
“L’applicazione della Convenzione è una modalità di protezione dei diritti umani. Proteggere i diritti umani dei cittadini delle nostre nazioni vuol dire anche criminalizzare e perseguire penalmente le condotte che minano tali diritti”, sottolinea Nordio, aggiungendo: “Siamo convinti che questo strumento sia ancora attuale per affrontare queste sfide. Ben 191 governi l’hanno ratificata, su 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. Questo le attribuisce una universalità reale. Il numero delle ratifiche dei due Protocolli aggiuntivi è un po’ minore: invitiamo dunque i governi che non hanno ancora ratificato questi due Protocolli a farlo. La Convenzione di Palermo si trova ad affrontare uno scenario decisamente cambiato rispetto a venti anni fa”. “Le sue norme, tuttavia, sono ancora estremamente attuali: pensiamo alle previsioni sul segreto bancario e sul riciclaggio, al concetto di sorveglianza elettronica che consente di estendere l’ambito di applicazione alle più recenti tecniche di comunicazioni telematiche, alle disposizioni che prevedono organi investigativi comuni. Noi siamo quindi persuasi che la Convenzione di Palermo possa vivere una stagione di rinnovata centralità”, conclude.
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