ROMA (ITALPRESS) – Oscar insoliti ed epocali questi del 2021: storici per date e circostanze, divisi per location (Dolby theatre e Union Station) e distanziamento imposti ma inclusivi ed all’insegna dei primati, delle prime volte soprattutto per quel che riguarda la diversity nell’industria cinematografica, a cominciare dal trionfatore assoluto di questa 93esima edizione appena conclusasi, Nomadland di Chloé Zhao che si porta a casa le tre statuette più importanti: Miglior Film, Miglior Regia e Miglior attrice protagonista a Frances McDormand che raggiunge quota tre Oscar nella sua carriera (4 se si considera quello vinto come produttrice di Nomadland). Colpisce infatti la vittoria prevista di Zhao soprattutto perchè la regista da questa notte si guadagna tre grandi risultati: è la prima donna “di colore” (per dirla come titolato dalla stampa americana) e cinese a vincere un Oscar per la miglior regia e la seconda in assoluto a ottenere questo premio dopo Kathryn Bigelow nel 2010 per The Hurt Locker.
Ringrazia le persone incontrate “down the road – lungo la strada” la regista del film anche Leone d’Oro a Venezia e armata di sneakers e treccine, riflette sulla sua infanzia durante il discorso di ringraziamento: “Ho pensato parecchio ultimamente a come si fa ad andare avanti quando le cose si fanno dure. Per me si torna a qualcosa che ho imparato da piccola, crescendo in Cina: con mio papà imparavo a memoria testi cinesi classici, delle poesie da recitare assieme e ne ricordo una la cui prima frase dice: “Le persone alla nascita sono intrinsecamente buone”. Tutto questo ha avuto molto impatto su di me quando ero piccola – chiarisce – continuo a crederlo anche oggi anche quando può sembrare vero il contrario”.
Serata deludente per l’Italia: a mani vuote il Pinocchio di Matteo Garrone che si vede sottrarre le due statuette di trucco-parrucco e costumi da sotto gli occhi a favore di Ma Rainey’s Black Bottom con Viola Davis. In compenso anche nella categoria trucco un primato: Mia Neal e Jamika Wilson sono ufficialmente le prime donne afroamericane a vincere in questo settore.
Senza statuetta anche Laura Pausini, che non riesce a doppiare il successo ai Golden Globe perdendo l’Oscar andato a H.E.R. con Fight For You da Judas and the Black Messiah.
Le soddisfazioni italiche però sono arrivate ugualmente poiché la cantante ha trionfato nello show pre-Oscar “Oscar in the spotlight” cantando la sua Io, Sì da La vita davanti a sé, dalla terrazza del Museo del Cinema disegnato dal nostro Renzo Piano. Ad accompagnarla al pianoforte nella performance, l’immensa Diane Warren, con cui Laura Pausini ha scritto Io, Sì (I, seen) insieme anche a Niccolò Agliardi. Vestita da Pierpaolo Piccioli per Maison Valentino, sia durante l’esecuzione del brano sia in platea al Dolby Theatre, la cantante ha rappresentato l’Italia con professionalità ed entusiasmo.
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