RAGUSA – “Negli Iblei. Le donne, un mondo NON a parte“, documentario prodotto da Cliomedia Officina per l’Archivio degli Iblei, per la regia di Chiara Ottaviano, a partire dall’8 marzo sarà accessibile a tutti attraverso il sito www.archiviodegliiblei.it
La data non è certo casuale. “Simbolicamente è un regalo soprattutto per le più giovani, per le ragazze nate in questo millennio” spiega Chiara Ottaviano che del documentario ha curato la regia. “Ma anche per i ragazzi è importante capire cosa implicasse essere donne solo qualche decennio fa, in momenti straordinari della storia come anche nella vita quotidiana. La lezione è attraverso dei racconti di vita fatti in prima persona da contadine e sarte, casalinghe e signore borghesi che potrebbero essere le loro nonne o le vicine di casa anziane. E’ un invito a prendere attivamente parte al gioco della memoria, prestando attenzione ai racconti delle generazioni che ci precedono riconoscendone un senso, e dunque un’utilità. Quei ricordi, infatti, ci aiutano a capire da dove veniamo, da quali trasformazioni economiche, politiche, sociali e anche di mentalità è fatto il nostro presente”.
Il documentario di 32’, diviso in capitoli tematici, si presenta come un racconto corale, di cui le donne sono le protagoniste e le principali testimoni. A partire dall’angolo più a sud della Sicilia, quello dei paesi del ragusano, offre originali e non stereotipati spunti di riflessione su alcuni aspetti della storia del secolo scorso oltre che della storia di genere.
Le donne che raccontano la loro storia e che appartengono a diverse classi sociali, sono riprese nel salotto buono come anche nel garage della casa in campagna dove in estate si sta più al fresco, da sole accanto alla macchina da cucire o in compagnia dei mariti. Nella memoria delle più anziane è ben vivo il ricordo di quando bambine, vestite da piccole italiane, partecipavano a sfilate e saggi ginnici. Sin dalla più tenera età, infatti, il regime fascista (che fu per questo “totalitario”), coinvolgeva tutta la popolazione, nessuno escluso, nei riti del partito. E per i bambini e per le bambine poteva essere una festa. Poi la guerra, i rischi di violenza per le donne, l’incontro con gli americani ma anche sentimenti di pietà per gli sconfitti, giovani tedeschi in fuga dai paesi.
Il dopoguerra è la scoperta della politica e l’entusiasmo per le prime campagne elettorali. Ma poi, nel successivo clima della guerra fredda, anche le sofferte discriminazioni e le palesi umiliazioni per le donne delle famiglie comuniste.
La scuola, oltre le elementari, è rimasta per molte un desiderio non appagato non solo per questioni economiche. Vivere in paese o in campagna implicava infatti ostacoli che si rivelavano per la maggior parte delle ragazze impossibili da superare: una delle testimoni racconta come fosse stata anche disposta a farsi suora pur di continuare a studiare. Adulte ricordano ancora con emozione la promessa fatta a se stesse di garantire alle figlie l’istruzione, di incentivarle e sostenerle, di non prendere per modello le madri, pur amate.
Ai lavori domestici è dedicato un capitolo specifico. Prima dell’arrivo degli elettrodomestici e quando le case non erano ancora allacciate alla rete idrica cucinare e lavare erano lavori pesantissimi che occupavano un tempo per noi oggi inconcepibile. Nelle famiglie benestanti un esercito di domestiche sopperivano alle varie necessità ma in quelle più modeste era solo grazie a una fatica immane delle donne di casa che era garantita la sopravvivenza del nucleo familiare.
Trovare moglie era dunque un obiettivo irrinunciabile, ma anche conoscersi e fidanzarsi sfruttando gli angusti spazi di libertà sottratti al controllo genitoriale non era impresa da poco. A ricordarlo, strappandoci qualche risata, sono anche gli uomini. La grande cesura è negli anni cinquanta e soprattutto sessanta: il rifiuto di accettare la visita (di controllo) dei parenti dopo la prima notte di nozze come anche l’abbandono delle ferree tradizioni sulla composizione del corredo, il cui non rispetto poteva mandare a monte il matrimonio; le forme di festeggiamento e di tempo libero; l’avventura di un pionieristico viaggio di nozze con la 500.
La modernità fu nelle case segnata dall’arrivo degli elettrodomestici, in un ordine che può sorprendere. Sulla televisione si addensano infatti i ricordi del desiderio più intenso di possesso per un bene ritenuto essenziale. Il festival di Sanremo era ritenuto un evento imperdibile, quasi che mancare quell’appuntamento desse evidenza a una condizione di marginalità e di esclusione dall’arena pubblica. E quelle donne, anche se la loro vita si svolgeva isolata in campagna, a quella condizione non erano affatto disposte a rassegnarsi.
Chiara Ottaviano dirige Cliomedia Officina, la società pioniera in Italia nel campo della public history fondata a Torino alla metà degli anni Ottanta, e ha fondato l’Archivio degli Iblei, oggi dell’Associazione Archivio degli Iblei. Su nominata della Giunta centrale per gli studi storici e dell’International Federation for Public History è fra i fondatori dell’Associazione Italiana di Public History (AIPH). Ha insegnato Storia e sociologia della comunicazione di massa al Politecnico di Torino e prima all’Università di Torino. Ha sceneggiato e prodotto il film documentario Terramatta; Il Novecento italiano di Vincenzo Rabito analfabeta siciliano con la regia di Costanza Quatriglio, vincitore del Nastro d’argento del 2013.
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