Nave Sea Watch, ansia per i 32 passeggeri in mare da 18 giorni
Nave Sea Watch. Non si sblocca la situazione di stallo in merito alla vicenda della Nave Sea Watch in mare aperto ormai da 18 giorni. L’imbarcazione con a bordo trentadue migranti staziona a largo delle coste maltesi. La pazienza passeggeri da giorni in un limbo di incertezza e sofferenza sta volgendo al termine. Qualsiasi accenno agli approdi è finora stato vano, l’ansia cresce e di ora in ora i migranti aspettano novità concrete. La Sea Watch lancia un allarme dichiarando la condizione progressiva di precarietà e pericolo a bordo: in questi giorni alcuni migranti hanno rifiutato cibo e acqua.
Questa notizia, insieme a quelle relative alle condizioni di stress e allo stato fisico dei migranti – dati dalle condizioni meteorologiche, dal mal di mare e dalla difficoltà di idratare tutti – sta aumentando sempre più la tensione, alimentando un clima di impazienza e aggressività tra i passeggeri. Ma insieme a tutto questo c’è anche la consapevolezza di sentirsi abbandonati dal resto del mondo, di non ricevere assistenza da chi, dalla terra ferma, sa e resta a guardare quella che realmente potrebbe trasformarsi nell’ennesima tragedia.
Nave Sea Watch, le testimonianze del medico e capo della spedizione
La situazione di stasi della nave Sea Watch dura da 18 giorni, ma i migranti a bordo sono probabilmente in viaggio da mesi, se non addirittura da anni. Come ha raccontato il capo della spedizione Kim Heaton-Heather, dopo l’evento del 4 gennaio, in cui un migrante si è gettato in mare per poi tornare indietro, consapevole dell’impossibilità di raggiungere la costa a nuoto, adesso i migranti rifiutano acqua e cibo come per rassegnazione, sfiniti da una situazione che sembra non avere fine.
Ambiguità dei provvedimenti e stasi da parte dei vertici di Stato
Alcuni Stati, tra cui l’Italia, si sono offerti di ospitare i migranti qualora Malta decidesse di far approdare le navi. Quest’ultima sembra non voler aprire i porti prima della ridistribuzione dei 249 profughi salvati nei giorni scorsi dai guardacoste.
Già da ieri la Commissione Europea si pronuncia invitando gli Stati a mostrare solidarietà e prendere decisioni prima possibile. Il nostro ministro degli affari esteri Enzo Moavero Milanesi sembra avere smentito la notizia secondo cui la questione della Sea Watch fosse inserita nell’ordine del giorno al Consiglio degli affari generali di oggi.
Sembrano invece un po’ più rassicuranti le notizie dell’ultima ora dal portavoce della Commissione UE che ha riscontrato un impegno maggiore e contatti più frequenti tra gli Stati membri.
Nelle città italiane maggior coinvolgimento rispetto al Primo Ministro
Nessuna proposta risolutiva proviene dal ministro dell’Interno Matteo Salvini che si dice risoluto a non voler aprire i porti, reiterando il motivo di voler evitare le difficoltà relative a scafisti e trafficanti.
Come è invece avvenuto negli ultimi giorni e da varie parti d’Italia, a farsi sentire è la voce dei primi cittadini. Stamattina il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha dichiarato a Radio 24 la disposizione di 450 imbarcazioni del porto di Napoli per andare a recuperare i migranti in fin di vita.
Quella a cui non sembra sia data molta importanza è l’emergenza del caso, l’importanza data ad ogni singola ora addizionata allo stato dei migranti e dell’equipaggio che potrebbe essere cruciale per una situazione irreversibile.
Nonostante la tensione crescente a bordo per un’attesa che sembra essere infinita, i trentadue passeggeri di varie nazionalità sembrano aiutarsi tra loro, darsi quel supporto che dal resto del mondo non arriva e che si spera servi da esempio per provvedimenti a brevissimo termine.