Naufragio Lampedusa 2013, Fico “Dare senso a tragedia è un dovere”

ROMA (ITALPRESS) – “Il 3 ottobre 2013 davanti all’isola di Lampedusa, morirono 368 persone tra uomini, donne e bambini: esseri umani braccati da violenze, dittature e povertà, costretti a lasciare la propria terra e i propri affetti nella disperata ricerca di un approdo sicuro e di una esistenza dignitosa”. Lo ha detto, in un video messaggio su Facebook, il presidente della Camera Roberto Fico ricordando così la strage di migranti avvenuta il 3 ottobre 2013 a Lampedusa.


“Quel tragico evento – ha continuato Fico – scosse le coscienze del nostro continente, mettendo a nudo le conseguenze dell’assenza di una reale politica migratoria europea e le responsabilità di chi pensava di affrontare quel tema con politiche di odio o indifferenza. Purtroppo a distanza di 8 anni si continua a morire nel Mediterraneo. Secondo i dati dell’Unhcr, dall’inizio dell’anno 1200 persone sono decedute o disperse in mare, a fronte delle 69.000 che sono sbarcate sulle coste del nostro continente. Mentre 1400 erano stati i morti e i dispersi nel 2020. Questa strage continua è inaccettabile ed incompatibile con i principi del diritto internazionale, dei Trattati europei e della nostra Costituzione. Ma non può essere evitata con l’azione di singoli Paesi o con le operazioni di soccorso e salvataggio poste in essere da alcune organizzazioni non governative. Richiede soluzioni organiche e condivise, che affrontino tutte le dimensioni, economiche, sociali, culturali, del fenomeno migratorio, a livello internazionale, europeo e nazionale. Un fenomeno che non può essere affrontato adeguatamente se non si riconosce che non si tratta di una questione emergenziale bensì strutturale, da sempre presente nella storia dell’umanità. Occorre intervenire anzitutto sulle cause prime dei flussi migratori, creando le condizioni per uno sviluppo sostenibile e duraturo del continente africano e dei Paesi più in difficoltà, riducendo le diseguaglianze e prevenendo i conflitti.

L’Unione europea deve porre in essere una strategia organica a questo scopo, dotata di risorse finanziarie adeguate, parlando con una sola voce nei rapporti internazionali. Nella gestione dei flussi attuali serve poi un approccio condiviso e solidale, con una risposta non affidata ai singoli Stati ma all’intera Unione. Un’Unione che ha il dovere di essere comunità. Quel terribile 3 ottobre di otto anni fa, nel tratto di mare davanti a Lampedusa, furono tantissimi i sogni che naufragarono. Abbiamo il dovere di dare senso a quella tragedia e alla Giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione che fu istituita nel 2016 proprio in memoria di quella sciagura. Dunque avere il coraggio di chiudere ogni varco all’intolleranza e all’odio. E di trovare una via d’uscita per coloro che rischiano ogni giorno di essere bersaglio di persecuzioni e violenze. È in gioco il futuro dell’umanità e la credibilità delle nostre democrazie”.