Uno stop e un respiro. Lo stop dell’uomo e il respiro della Terra. Facile a dirsi: l’uomo si è fermato per mesi, le auto sono rimaste nei garage, gli aerei non hanno volato; e il pianeta ha ringraziato, ha respirato a pieni polmoni, ha immagazzinato energia; e si è ripreso gli spazi, come un Blob virtuoso che è arrivato ovunque.
Tra i tanti esseri che rischiavano di scomparire e che si sono ripresi lo spazio, ci sono le api. Piccole, leggere, bizzose, snervanti, ma splendide nella loro infallibile compattezza: c’è un uomo che le cura, le ama, le tratta, si chiama Michele Bonfoco e la sua azienda, Apiamo, è nel Parco del Ticino Pavese.
Il suo viso, che racconta vita all’aria aperta, è stato scelto dal pittore palermitano Igor Scalisi Palminteri per la personificazione di sant’Ambrogio, che si inaugura lunedì (7 dicembre) sulla facciata di un palazzo di corso XXII marzo, a Milano. Un murale che vuole essere nello stesso tempo un omaggio alla città, al lavoro, alla natura; alla città che combatte il Covid, al lavoro dei milanesi, alla natura che sta riprendendo il suo spazio, anche qui, tra edifici, strade e palazzi metropolitani.
Il progetto – ideato e curato da Stefania Morici – nasce con il sostegno del Comune di Milano – Ufficio Arte Pubblica (Assessorato alla Cultura) – è patrocinato dal Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano. L’iniziativa prodotta da Arteventi, è organizzata in collaborazione con Show Bees e ha il patrocinio della Fondazione Maimeri; alla realizzazione hanno lavorato AYR360, Ust Italia, Elyan, Industria Maimeri ed FDR Architetti di Danilo Reale.
Il progetto è stato realizzato grazie al sostegno di Tearose, azienda fondata da creativi, artigiani e visionari, attiva sul territorio milanese da oltre 25 anni.
“Sant’Ambrogio diventa uno di noi. Un supereroe del nostro tempo come il medico, l’infermiere, persino il vicino che ti aiuta con la spesa. Il Covid ha unito tutti, ci ha resi amici, fratelli, solidali – dice Stefania Morici -; tutti parte di un unico movimento collettivo di aiuto alla comunità. Per questo abbiamo pensato sant’Ambrogio con il volto di un apicoltore lombardo, non solo perché è uno di noi, ma anche per tutto quello che le api rappresentano per il nostro pianeta. La loro estinzione, conseguenza delle azioni umane, metterebbe a rischio tutto l’ecosistema: salvando le api, salveremo il pianeta. Il murale di Igor è un monito, un invito a prenderci cura di noi e di ciò che ci circonda”.
“Questo muro esula da ciò che faccio di solito: io, uomo di periferia, oggi lavoro nel centro della metropoli, sulla parete di un palazzo elegante – interviene Igor Scalisi Palminteri –. Ma mi chiedo cosa sia, oggi, una periferia: può anche essere un luogo centrale in cui si vive ai margini dell’amore, dell’attenzione dovuta agli altri. Qui si ha bisogno di questa edicola votiva, gonfia di una religiosità naturale che ti fa alzare gli occhi quando sei in difficoltà. Sant’Ambrogio e le api diventano così solo un pretesto per raccontare uno spazio sacro. Nell’alveare ogni ape sa quale sia il suo posto; alla base della vita di ognuno di noi c’è un compito da svolgere: quello dell’accoglienza e dell’amore nei confronti degli altri”.
L’immagine scelta per il murale è un’anticipazione di un progetto pubblico più ampio e variegato che prenderà corpo a Milano nei prossimi mesi, dal titolo “La Campana di Sant’Ambrogio”, secondo capitolo e proseguimento di un impianto che è già nato due anni fa in Sicilia.
Igor Scalisi Palminteri è da sempre impegnato nel sociale, e non solo in Sicilia: suoi murales sono spuntati su parecchi muri in diverse città, dal centro storico alle periferie. Tra i più famosi, “San Benedetto il Moro”, “La Santa Morte”, “Viva Santa Rosalia”, “Sangu e latti”, “Help” e, ultimo in ordine di tempo, “IO SONO TE”, opera nata per il progetto internazionale OneVoice su un palazzo di Brancaccio, quartiere dimenticato di Palermo, a pochi metri di distanza da una scuola vandalizzata durante il lockdown. Murales di grande impatto visivo, certo, ma che raccontano altro: spesso il disagio sociale dei luoghi e dei tempi, di frequente personaggi iconografici legati ai siti, riletti in una chiave anche anacronistica, ironica, ma mai disturbante. Igor Scalisi Palminteri preferisce far pensare piuttosto che gridare: artista erudito, elegante, si concentra spesso sul Sacro e sulle Scritture, da cui trae spunti per opere d’arte contemporanee.
Quando è giunto l’invito per questo Sant’ambrogio, l’artista ha studiato a lungo: e ha trovato una chiave di lettura per la rappresentazione del patrono di Milano. Punta sulle api, piccole, laboriose, simbolo di fattività, di voglia di andare avanti, di riprendersi. Sant’Ambrogio patrono dei milanesi, delle api, dei gabbiani (liberi, bellissimi) e delle start up, è raffigurato con la protezione dell’apicoltore lombardo, la mani aperte in un gesto di accoglienza, delle api certo, ma anche del mondo: l’artista palermitano renderà il santo familiare, leggero, un uomo tangibile, spogliandolo della pesantezza della carica, ma regalandogli una bontà innata che traspare degli occhi. L’intento di Igor Scalisi Palminteri è sempre lo stesso: la possibilità latente ma ineffabile di leggere il Sacro nei nostri tempi, di produrre una sorta di corto circuito che avvicina i santi e tutto il Sacro al comune, destrutturandone la devozione e riaffermandola allo stesso tempo come un fenomeno figlio dei nostri giorni. I santi non sono più depositari lontani della Dottrina, ma uomini del nostro tempo appartenenti alla cultura più accessibile; e hanno vinto – oggi – la più terribile delle guerre, rimanendo integri.
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