Morto Vittorio Gregotti. Tra le oltre 300 persone decedute a causa del covid-19 nella giornata di domenica è presente anche l’architetto novarese Vittorio Gregotti.
La notizia è stata diffusa sui propri profili social da Stefano Boeri, presidente della Triennale di Milano. L’architetto, deceduto all’età di 92 anni, era stato ricoverato a Milano per una polmonite legata al nuovo Coronavirus. È risultata positiva al tampone e ricoverata presso lo stesso ospedale anche la moglie di Gregotti.
Una formazione professionale tra Italia e Francia, con l’esperienza del dopoguerra nello studio parigino dei fratelli Perret. Tra i suoi primi maestri troviamo anche Ernesto Nathan Rogers, l’architetto triestino direttore di Domus e di Casabella. Nel 1951 Gregotti parteciperà proprio insieme a Rogers alla Triennale di Milano, firmando la sua prima sala.
Nel 1974 fonda il proprio studio professionale, la Gregotti Associati International, una svolta nella sua carriera. A lui dobbiamo alcuni dipartimenti universitari di Cosenza, Milano e Palermo, e il teatro milanese Arcimboldi. Ma non solo, Gregotti ha progettato anche chiese, navi da crociera, e stadi di calcio. È suo il disegno dell’apprezzatissimo stadio Marassi di Genova, riconosciuto da molti come uno degli stadi più belli in Italia grazie anche alla vicinanza degli spalti al terreno di gioco. A partire dal 1989 il suo studio dirige i lavori di ampliamento dello stadio olimpico Lluís Companys di Barcellona, per preparalo ai XXV giochi olimpici che si sono tenuti nel 1992 nella capitale della Catalogna.
Nel corso della sua carriera si occupa anche di urbanistica, cercando di progettare piani regolatori innovativi. Si concentra particolarmente nel sviluppare l’idea di comunità nei grandi agglomerati urbani, e da questi studi progetta da zero il quartiere residenziale Pujiang, a Shanghai. L’obiettivo del progetto era quello di portare in Cina l’essenza del vivere italiano, con piazze per chiacchierare e viali per lunghe passeggiate all’aperto
Ma Vittorio Gregotti è principalmente conosciuto a Palermo per il suo progetto di realizzazione del quartiere Zen 2. Nel 1969 l’IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) di Palermo pubblica il bando per l’espansione del quartiere di edilizia popolare Zen, situato nella periferia Nord della città di Palermo. Gregotti si aggiudica il progetto, e disegna delle strutture abitative organizzate in blocchi chiamate insulae.
Nel piano originale erano presenti anche parchi, scuole, e servizi per i cittadini del quartiere. A causa delle infiltrazioni mafiose negli appalti e di problemi amministrativi il progetto iniziale venne realizzato male, ignorando le previsioni del suo ideatore.
Il risultato è un quartiere senza servizi primari, isolato dalla mancanza di collegamenti di trasporto pubblico con il resto della città. Mentre era ancora in costruzione, la mafia si impossessò delle strutture per gestirne l’occupazione. Nel 2006 il noto architetto Massimiliano Fuksas è arrivato a proporne la demolizione per cancellare il degrado sociale e architettonico che si è formato nella zona.
“Lo Zen – spiego’ Gregotti – lo rifarei uguale al progetto. Li’ il solo errore è stato non aver capito quale ruolo formidabile potesse avere la mafia. E’ rimasto un progetto incompiuto”.
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