È morto Biagio Conte. Fratello Biagio ci ha lasciati dopo una breve malattia circondato dall’amore di chi egli stesso aveva amato nella sua vita. E morto stamattina a 59 anni, dopo mesi di lotta contro un tumore al colon, cicli di chemioterapia e un trapianto al fegato che non è servito a salvarlo.
Biagio Conte dava una casa a chi non aveva niente e nessuno, e li amava. Ha lottato per mesi continuando a lanciare anche nei giorni in cui si era aggravato messaggi di pace e di speranza. “Restiamo uniti per un mondo migliore, insieme possiamo farcela”, ha detto appena giovedì scorso durante la messa.
Attorno al letto del missionario laico, gli amici di sempre Francesco Russo, il medico-volontario che l’ha accudito con amore nei giorni più duri insieme con Antonio Fulco, il biologo che con lui si prendeva cura dei malati.
”Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Fratello Biagio ha messo in pratica ogni giorno questo amore verso il prossimo e verso il Padre.
“Esprimo le mie più sentite condoglianze ai familiari di fratel Biagio Conte, agli assistiti e ai volontari della sua Missione. Oggi il missionario ci ha lasciati dopo giorni di sofferenza, ma il suo ricordo resterà indelebile. Con il suo impegno quotidiano e instancabile in favore degli ultimi, ci ha ricordato come, per ogni cristiano, la carità sia una condizione essenziale della propria esistenza umana e attuazione concreta della propria fede. Consapevole che la sua perdita lascia un vuoto incolmabile, posso solo affermare che il suo esempio sarà più vivo che mai nell’ispirare le mie personali azioni di solidarietà verso il prossimo e quelle del mio governo”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, appresa la notizia della morte di Biagio Conte, fondatore della Missione Speranza e Carità a Palermo.
“Piangiamo e preghiamo per l’amico fraterno Biagio Conte, ha incarnato la parte più buona, più umana e misericordiosa di una società distratta e di un tempo inseguito dalla disumanità. Fratello Biagio non è più
fisicamente tra noi, ma non ci ha lasciati. Non abbraccerà più i suoi poveri, ma è sempre con loro. Noi, fratelli di Biagio, dobbiamo essere fratelli dei suoi fratelli poveri. La ‘Missione Speranza e Carità’ è la casa di Biagio e, se vogliamo che lui viva ancora, deve essere la nostra casa e i suoi poveri, i nostri fratelli. Ci lascia in eredità il suo amore per le persone, la sua speranza per la pace, la sua carità per gli ultimi. Ci lascia in dono la sua Fede. Accettiamo il suo testamento spirituale, ereditiamo Fratello Biagio e i suoi insegnamenti, facciamolo continuare ad abbracciarci e a spargere sorrisi. Facciamo vivere quello che ci ha lasciato, facciamo vivere il suo sogno. Biagio resta un segno importante che il Divino ha voluto darci. Coltiviamolo”. È quanto dichiara il commissario regionale della Dc, Totò Cuffaro subito dopo la morte di Biagio Conte.
“La morte di Biagio Conte lascia un vuoto incolmabile in Palermo e nei palermitani, in chi lo ha conosciuto e in chi ne ha seguito l’esempio nell’attenzione agli ultimi e ai più deboli. La Cisal si stringe alla Missione Speranza e Carità fondata dal missionario laico, rivolgendo un appello alle istituzioni: non si tradiscano gli insediamenti di Biagio Conte e si faccia tutto il possibile per continuare la sua opera a favore dei più bisognosi, sostenendo la Missione”. Lo dice in una nota il sindacato Cisal, commentando la scomparsa di Biagio Conte.
Figlio di imprenditori palermitani, entra in un collegio di suore in Svizzera a soli 3 anni per poi essere trasferito, qualche anno più tardi, nel collegio di San Martino delle Scale. Abbandonata la scuola media a 16enne, lavora nell’impresa di famiglia, ma poco dopo trasferisce a Firenze dove inizia a vivere come eremita. Tornato nell’entroterra siciliano, inizia un cammino a piedi verso Assisi facendo perdere le sue tracce. La famiglia lo da per disperso e interessa la trasmissione “Chi l’ha visto?” fino a quando lo stesso Biagio informa la sua famiglia in diretta tv del suo cammino.
Dopo un breve periodo in Africa come missionario, torna a Palermo dedicando la sua vita ai senza tetto della città. Dopo anni di battaglie riesce a trovare alcuni locali in via Decollati e a dare una casa a chi non ce l’ha. E’ lì che fonda nel 1993 la Missione di speranza e carità che oggi accoglie più di 400 persone in difficoltà.
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