Monti elimina valore legale della laurea, Italia torna indietro di 900 anni
Il valore legale della laurea e il peso delle diverse votazioni conseguite nei pubblici concorsi sono dei paletti inamovibili del nostro patrimonio culturale
di redazione
Il valore legale della laurea e il peso delle diverse votazioni conseguite nei pubblici concorsi sono dei paletti inamovibili del nostro patrimonio culturale: è questa la posizione dell’Anief a seguito dell’articolo pubblicato oggi su alcuni quotidiani dal Ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, secondo cui “per rimuovere gran parte del ‘valore legale’ è sufficiente, per iniziare, vietare l’utilizzo del voto di laurea come titolo (o ridurne al minimo il peso) e vietare avanzamenti di carriera per effetto della sola acquisizione della laurea”.
Il Presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, ritiene invece che “il Ministro farebbe bene a capire il motivo per cui i nostri giovani non riescono a trovare occupazione, piuttosto che pensare di risolvere la questione eliminando la valutazione del voto di laurea ai fini dell’accesso ai concorsi nella Pubblica amministrazione. Non è un caso – continua il sindacalista – se Federico II già dal XIII secolo aveva fondato l’Università di Napoli, con il preciso scopo di preparare la classe dirigente che avrebbe amministrato il Regno di Sicilia”.
“Non si capisce pertanto – sottolinea Pacifico – perché dopo 900 anni il peso della cultura debba essere cambiato. Come si fa ad additarlo come la causa del mal funzionamento dello Stato? Questo Governo farebbe bene a rispettare la nostra Costituzione, mantenendone per intero la validità legale e formale: solo così si favorirebbero i processi di efficienza”.