Montelepre. Caso Giuliano, i resti sepolti sono quelli del bandito
Il cadavere riesumato esattamente due anni fa nel cimitero comunale di Montelepre, sarebbe -e il condizionale è d’obbligo- quello di Salvatore Giuliano. La certezza assoluta non c’è ma la probabilità …
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di redazione
Il cadavere riesumato esattamente due anni fa nel cimitero comunale di Montelepre, sarebbe -e il condizionale è d’obbligo- quello di Salvatore Giuliano. La certezza assoluta non c’è ma la probabilità che i resti siano del bandito supera il 90%. La Procura si avvierebbe dunque a chiudere le indagini sulla presunta morte di Giuliano, indagini aperte dopo un esposto presentato dallo storico partinicese Giuseppe Casarrubea e dal suo collaboratore Mario Cereghino. La riapertura del caso mirava a svelare se dentro la bara seppellita nel 1950 nella necropoli di Montelepre ci fosse davvero Salvatore Giuliano o un suo sosia; infatti sono ancora in tanti a pensare che quello che è avvenuto 62 anni fa a Castelvetrano sia stata una messinscena e che su quella lastra di marmo non ci fosse Turiddu ma uno che gli somigliava tanto, che si è fatto ammazzare per permettere al bandito di fuggire all’estero. Gli esami del DNA estratto da un femore e da una tibia sul cadavere riesumato e comparato con quello del nipote Giuseppe Sciortino, figlio di Mariannina Giuliano, sorella di Salvatore, lascerebbero pochi dubbi, la compatibilità tra i due congiunti è alta. Gli accertamenti sono stati eseguiti dal biologo Renato Biondo e da Francesco De Stefano, direttore del dipartimento di Medicina Legale dell’Università di Genova. Ma la consegna dei risultati della consulenza è avvenuta in ritardo e la Procura ha dovuto diffidare i due scienziati. Archiviata l’inchiesta sull’identità di Giuliano non è esclusa un’altra iniziativa diretta a fare chiarezza sulla sua morte del protagonista della prima strage siciliana del dopoguerra, al bandito di Montelepre infatti viene attribuito il massacro di Portella della Ginestra, dietro al quale si celano interessi inconfessabili. Su questo aspetto deciderà nei prossimi giorni il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che si prepara a lasciare la Sicilia per trasferirsi in Guatemala, dove andrà a lavorare per conto dell’ONU. E’ stato proprio Ingroia in questi ultimi due anni ad occuparsi del giallo di Giuliano.