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Montelepre. Bandito Giuliano, si allungano i tempi per conoscere identità

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di redazione

Si allungano i tempi per conoscere definitivamente l’identita’ dei resti umani riesumati nell’ottobre del 2010 nel piccolo cimitero di Montelepre e attribuiti al bandito Salvatore Giuliano, ucciso nel luglio del 1950 a Castelvetrano. Piu’ di un anno fa il Procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che coordina l’inchiesta insieme con il pm Francesco Del Bene, Lia Sava e Paolo Guido, aveva assegnato l’incarico ai periti specialisti che dovevano fare l’esame del dna di alcuni parenti di Giuliano e compararlo con quello estratto dal cadavere riesumato. Gli esami sono stati fatti con il Dna di Giuseppe Sciortino Giuliano, nipote del bandito di Montelepre, figlio della sorella, il parente pui’ vicino. La comparazione del dna, che e’ stata affidata a degli specialisti non siciliani, dovrebbe finalmente mettere fine al mistero che aleggia sulla salma del bandito. Diversi mesi fa, si era parlato di un’indiscrezione secondo cui i resti sarebbero stati ritenuti “compatibili” con il Dna dei Giuliano, ma ancora non c’e’ niente di ufficiale. E i magistrati che indagano nel frattempo hanno dato incarico ai periti di effettuare ulteriori accertamenti. “Ma ancora non e’ stata depositata la perizia”, spiegano gli investigatori all’Adnkronos. Sono stati alcuni studiosi e un medico legale a fare riaprire il caso perche’ si dicono quasi certi che la salma che da 60 anni riposa nel cimitero di Montelepre “non e’ quella di Salvatore Giuliano”. Cosi’, la Procura di Palermo aveva avviato una nuova indagine e fino ad oggi sono state eseguite numerose perizie ma anche ascoltati diversi testimoni. Ma la ‘prova regina’ sara’ proprio la comparazione del dna che potra’ dire con certezza se i due studiosi che parlavano di “straordinarie incongruenze attorno al cadavere” hanno ragione.
A presentare l’esposto alla Procura per accertare la vera identita’ del corpo ritrovato a Castelvetrano, erano stati nel maggio 2010 lo storico Giuseppe Casarrubea e il ricercatore Mario Cereghino. I due avevano messo in dubbio la certezza che nella bara ci fosse il vero Giuliano. Cosi’ il 28 ottobre 2010, la Procura aveva disposto la riesumazione del cadavere. Il medico legale Livio Milone aveva eseguito una serie di esami da cui era emerso che quel corpo seppellito nel cimitero di Montelepre e’ “alto non piu’ di un metro e 70″. Ma i parenti di Giuliano hanno sempre continuato a sostenere che il loro congiunto fosse alto “piu’ di un metro e 80″. Il bandito sarebbe stato ucciso dal fidato Gaspare Pisciotta, anche lui morto in circostanze misteriose. Adesso l’ultima parola spetta agli esperti del dna. Secondo qualcuno il caso potra’ essere definitvamente risolto nel 2016, allorche’ cadra’ il segreto di stato sulle carte conservate negli archivi dei ministeri dell’interno e della difesa dove ci sono documenti ma anche due volumi sul caso Giuliano.

Redazione

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