La Polizia di Stato, nei giorni scorsi ha tratto in arresto un cittadino di nazionalità giordana, 63enne, responsabile del delitto di maltrattamenti e lesioni aggravate verso la moglie.
Lo scorso marzo, una donna – dopo quasi un decennio di soprusi e violenze fisiche, che le avevano anche provocato la frattura di una costola a causa di uno spintone che l’aveva fatta cadere bruscamente su un armadio – aveva deciso di denunciare presso il Commissariato di P.S. “Zisa-Borgonuovo” il marito che, per tale motivo, era stato allontanato d’urgenza dal tetto coniugale.
Le indagini avviate dai poliziotti a seguito della denuncia della donna avevano condotto al rinvio a giudizio dell’indagato, deciso ad avvalersi del giudizio immediato, che si sarebbe aperto tra pochi giorni.
La vittima, però, con un figlio minore in casa, martedì scorso si era recata in lacrime presso il Commissariato di P.S., raccontando che di fatto il marito, non solo non si era mai allontanato, ma l’aveva costretta a tenerlo in casa, mettendo in atto tutta una serie di escamotage per sottrarsi ad eventuali controlli o arresti da parte della Polizia di Stato.
L’uomo aveva infatti istallato un sistema di videosorveglianza remotizzato sul suo smartphone e reciso due grate da una finestra posizionata nella parte bassa di una stanza di casa che si affaccia su una stradina secondaria, così da potersi dare alla fuga in caso di intervento da parte della Polizia. Nel frattempo aveva continuato a vessare la moglie, e minacciarla di morte, costringendola perfino a imparare a memoria la versione – ovviamente a suo favore – da fornire in giudizio, che le era stata appositamente trascritta su un foglio.
Dopo aver raccolto la denuncia della donna per i nuovi fatti ed aver appreso che lo stesso si trovava a casa, i poliziotti provvedevano a indagarlo per la violazione dei divieto di avvicinamento cui era, in atto, sottoposto e ad allontanarlo da casa. Inoltre i poliziotti hanno predisposto dei servizi mirati, a tutele della vittima, consistenti in un’assidua vigilanza per scongiurarne un ritorno nefasto, considerato che la persona offesa aveva assolutamente rifiutato di essere inserita in una struttura protetta o farsi ospitare da qualche parente o amico.
La notte successiva, nell’attesa di un aggravamento della misura cautelare immediatamente richiesta, l’attività di vigilanza si rilevava provvidenziale, poiché l’uomo si recava ancora una volta presso l’abitazione di famiglia e, mentre era intento a scavalcare la recinzione, veniva messo in fuga dagli agenti.
Nel frattempo, nel pomeriggio successivo essendo arrivato il provvedimento richiesto di aggravamento della misura da parte del GIP, l’indagato veniva rintracciato, arrestato e condotto in carcere
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