La Procura di Trapani indaga, accanto a quella catanese, sulle connessioni tra Ong, sbarco di migranti e trafficanti di uomini. Ad affiancare il procuratore capo catanese Carmelo Zuccaro nel lavoro di accertamento c’è ora il procuratore capo facente funzioni si Trapani, Ambrogio Cartosio.
Quest’ultimo ha confermato l’avvio delle indagini. «L’ipotesi è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolgono non le Ong come tali ma persone fisiche appartenenti alle Ong».
“L’articolo 54 del codice penale – ha ricordato Cartosio – prevede la causa di giustificazione dello stato di necessità. Se cioè la nave di una Ong, o un mercantile o un mezzo della Marina Militare o un peschereccio viene messo al corrente del fatto che c’è un’imbarcazione con a bordo persone che rischiano l’annegamento, questa imbarcazione deve essere soccorsa. Indipendentemente da dove si trova e questo principio travolge tutto, norme sancite da carte solenni e leggi varie. Se viene commesso un reato non è punibile perche’ commesso al fine di salvare la vita umana”.
“Ci risulta – afferma Cartosio – che le Ong hanno fatto qualche intervento di salvataggio in mare anche senza informare la nostra Guardia costiera. Sono in corso indagini sull’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolgono non le Ong come tali ma persone fisiche appartenenti alle ong“.
“Allo stato delle nostre acquisizioni – ha detto ancora Cartosio – registriamo casi in cui soggetti a bordo delle navi delle Ong che sono evidentemente al corrente del luogo e del momento in cui si troveranno imbarcazioni di migranti. Evidentemente ne sono al corrente da prima e questo pone un problema relativo alla regolarità di questo intervento”.
“Allo stato delle nostre indagini escludo che ci siano elementi per poter dire che i finanziamenti ricevuti dalle Ong possano essere di origine illecita ed escludo anche che gli interventi di soccorso delle organizzazioni abbiano finalità diverse da quello umanitarie”.
Il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha avanzato la proposta di far salire team di polizia giudiziaria sulle navi delle Ong che soccorrono i migranti. “Questa iniziativa potrebbe avere risvolti positivi, ma mi rendo conto anche che le necessità delle Ong sono molto diverse e oggettivamente contrapposte a quelle di tipo giudiziario e poliziesco”.
“Le Ong – ha spiegato Cartosio – hanno bisogno di operare in acque internazionali. In zone che appartengono a Stati diversi, che hanno legislazioni molto diverse. Il reato di traffico di stupefacenti, ad esempio esiste in Italia ma non in altri Paesi, come anche lo stesso reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Le organizzazioni, ha aggiunto, “hanno necessità di operare svincolate dalle pastoie legislative degli Stati. È un problema difficile da risolvere, soluzioni facili non esistono”.
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