Migranti, l’Unict lancia un progetto hi-tech per l’identificazione

Un tunnel modulare, dotato di sensori e facilmente ricollocabile, che consentirà di velocizzare ed ottimizzare le procedure di identificazione dei migranti che approdano nei porti siciliani, attraverso la raccolta di specifici parametri biometrici, e anche di effettuare in pochi minuti un primo screening sanitario, anche con riferimento a eventuali malattie infettive.

E’ il progetto dello “Health & Security Smart Gate”, un’iniziativa che l’Università di Catania ha promosso nell’ambito della Terza Missione di Ateneo, presentata nel 2017 sul bando del PO FESR 2014/2020 – Azione 1.1.5 “Sostegno all’avanzamento tecnologico delle imprese attraverso il finanziamento di linee pilota e azioni di validazione precoce dei prodotti e di dimostrazione su larga scala”, e rientra tra i progetti che presto saranno valutati dalla Regione siciliana.

Il prototipo verrà testato a Catania

Il prototipo verrà testato presso il punto di sbarco di Catania gestito dagli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF) del Ministero della Salute, con l’obiettivo di ridurre le criticità attualmente esistenti nelle procedure riguardanti l’identificazione certa del migrante e l’attribuzione di tutte le procedure diagnostiche-terapeutiche finalizzate a contrastare eventuali rischi sanitari connessi all’accoglienza.

La struttura sarà amovibile in modo da essere spostata, a seconda dell’intensità dei flussi migratori, nei vari hot spot.

Il progetto è stato presentato ieri mattina nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta al rettorato dell’Università di Catania, alla quale hanno preso parte il rettore Francesco Basile, il coordinatore scientifico del progetto, prof. Bruno Cacopardo (Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica- Sez. Malattie Infettive, Università – ARNAS Garibaldi Nesima Catania), il direttore regionale Usmaf Sasn Sicilia – Ministero della Salute (Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera – Assistenza Sanitaria al personale navigante, marittimo e dell’Aviazione civile –– Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria) dott. Claudio Pulvirenti, il direttore del dipartimento Biometec prof. Filippo Drago, il direttore del Centro Malattie rare dell’Università prof. Antonio Biondi, il dott. Aldo Missale dell’Unità Trasferimento Tecnologico Università di Catania, l’ing. Fabrizio Garufi Amministratore Tech lab Work srl  (Partner tecnico di Progetto), e il prof. Sebastiano Battiato – iCTLab Spin-off dell’Università etnea.

Basile: “Progetto di rilevanza internazionale”

Per il rettore Francesco Basile, si tratta di “un progetto di rilevanza internazionale che può avere una grande importanza per il nostro territorio, che ha preso origine da alcune iniziative di ricerca nei nostri dipartimenti e che ha coinvolto anche soggetti istituzionali e privati. Attualmente è sottoposto alla valutazione degli organismi regionali, ma siamo certi che abbia tutte le caratteristiche per essere approvato e finanziato, vista la sua utilità a fini sociali e la sua connotazione altamente innovativa”.

Health & Security Smart Gate e la collaborazione con il Ministero della Salute

“Questo progetto – ha aggiunto il dott. Claudio Pulvirenti -, è il frutto dell’ennesima collaborazione tra Università di Catania e Ministero della Salute, che ha il compito di eseguire il primo controllo sanitario alle frontiere. A Catania, negli ultimi anni, grazie alla cooperazione con i dipartimenti dell’Ateneo e l’Arnas Garibaldi, abbiamo acquisito un’esperienza e messo a punto delle procedure di assistenza ai migranti che l’Oms ha valutato in maniera ampiamente positiva e indicato come esempio. L’utilizzo dello “Smart gate”, sul quale intendiamo richiamare l’attenzione anche di altri soggetti istituzionali, non potrà che ottimizzare la nostra capacità d’intervento”.

Il coordinatore del progetto, prof. Bruno Cacopardo ha evidenziato inoltre che “ci troviamo purtroppo ad intervenire su persone che, a causa delle condizioni epidemiologiche nei Paesi di origine e delle situazioni di malnutrizione, stress e privazioni che i migranti affrontano durante questi viaggi della speranza, sono facilmente soggette a patologie.

L’obiettivo di questo progetto è quello di mettere in atto delle procedure che consentono di effettuare una rapida diagnosi e programmare eventuali interventi terapeutici, in stretta connessione con altre strutture sanitarie localizzate nel territorio”.

In questo contesto, ha aggiunto il direttore del Biometec prof. Filippo Drago, “il nostro dipartimento, che rappresenta una parte importante della ricerca di base nell’area biomedica dell’Ateneo, mette  a disposizione del progetto tutto il know how riguardante gli aspetti microbiologici e farmacologici per integrare le competenze relative alla parte diagnostica, con il vantaggio che si possono definire delle ulteriori nuove linee di ricerca”.

“Linee di ricerca – ha osservato il prof. Biondi – che troveranno certamente supporto nel nuovo Centro Malattie rare dell’Ateneo”.

Un progetto che scaturisce dall’analisi dei bisogni

L’apporto delle nuove tecnologie informatiche, robotiche e di imaging, fondamentale per la realizzazione dell’”Health & Security Smart Gate”, è stato illustrato dal prof. Sebastiano Battiato e dall’ing. Fabrizio Garufi, che hanno sottolineato i reciproci benefici di questa collaborazione tra pubblico e privato, sia in termini economici che di sostegno alla ricerca, e dal dott. Aldo Missale che ha evidenziato il valore aggiunto di un progetto che scaturisce dall’analisi dei bisogni, favorendo poi la proficua cooperazione tra alcune delle eccellenze della ricerca nell’Università di Catania.